Tra le
gambe pendevan le minugia ; la corata pareva e 'l triste sacco che merda fa di quel che si trangugia. Mentre che tutto in lui veder m'attacco guardommi, e con la man s'aperse il petto dicendo : "Or vedi com'io mi dilacco! Vedi come storpiato è Maometto ! Dinanzi a me sen va piangendo Alì, fesso nel volto dal mento al ciuffetto". (dalla "Divina Commedia",Inferno, canto XXVIII, 25-33 ) |
PARTE III |
capitolo
V TEOLOGIA DELL'ISLAM 1.
introduzione q
Nota preliminare
Ricordiamo che lo scopo del presente opuscolo è semplicemente
quello di mettere in rilievo i punti-chiave dell'islàm nel quadro di
una sua conoscenza di tipo elementare. Non è dunque nostra intenzione
compiere uno studio approfondito della teologia dell'islàm, il che tra
l'altro, andrebbe aldilà dei limiti assegnati a questo piccolo studio,
e della nostra competenza. Ciononostante, come scriveva il già citato
J. Hours, «l'islàm è
innanzitutto una religione». Iniziando quindi questo capitolo,
entriamo nel cuore del problema stesso, sforzandoci di mettere in
evidenza con chiarezza ciò che costituisce l'essenziale della teologia
dell'islàm. q
Ricercare la specificità dell'islàm
Un atteggiamento frequente tra coloro che si avvicinano all'islàm,
consiste nel ricercare preferibilmente i punti che esso può avere in
comune con le altre religioni monoteiste, ed in particolare con il
cristianesimo. Tale comportamento procede da un'intenzione certamente
lodevole, quella cioè di facilitare un avvicinamento tra i credenti.
Tuttavia, è stato constatato che i sostenitori di questo metodo di
approccio cadono troppo spesso nella tentazione di edulcorare questo o
quest'altro versetto del Corano, e di sfrondare l'islàm dalle asperità,
ed in breve, di rendere insipido o di cancellare tutto ciò che può
apparire imbarazzante per lo scopo «ecumenicamente»82
ricercato. Più avanti, avremo occasione di illustrare alcuni esempi di
questo modo di ragionare. Quanto a noi, siamo convinti che quando si
tratta di definire un problema o un soggetto, e di mettere in luce
l'originalità che gli è propria, sia opportuno mettere piuttosto in
rilievo ciò in cui esso si differenzia da un soggetto dello stesso
genere. Questo è il metodo che ci sforzeremo di conservare nelle pagine
a seguire; lungi dal testimoniare una qualsiasi ostilità verso quegli
uomini di cui studiamo i fondamenti della fede, esso, al contrario,
tende innanzitutto ad usare dei riguardi verso di essi. Il primo di essi
non consiste forse nello sforzarci di conoscere i punti-chiave dell'islàm,
così come vengono appresi e vissuti dai musulmani - nostri fratelli - e
non come vorremmo che essi fossero? q
Il nostro metodo
Come avevamo già detto nelle prime pagine di questo scritto, ci
avvaleremo essenzialmente di alcuni versetti del Corano stesso, e di
citazioni di autori sicuri. Talvolta, faremo seguire all'esame di questi
punti teologici musulmani un commento che mira - senza alcuna pretesa -
a sottolinearne o ad illustrarne il carattere proprio, confrontandolo
occasionalmente con quello del cristianesimo. Tali note saranno
intitolate «osservazioni complementari». Chiuderemo questo capitolo
con una tavola comparativa che riassume in modo semplice e schematico ciò
che avremo esaminato più dettagliatamente in precedenza. 2.
I PRINCIPALI
PUNTI DEL DOGMA q
Dio «Allàh»
Secondo don Bertuel83,
il termine «Il» o «Ilàh»,
o anche «Hailàh», si ritrova spesso presso gli antichi semiti, e nelle
vecchie iscrizioni aramaiche o fenicie, ed è sempre con un termine
derivato da «El» o «Il» che gli ebrei designavano il loro Dio: «El-Ohim» (la «Divinità»). M. Kasimirsky annota tuttavia: «[...] affermano i commentatori [musulmani], gli idolatri chiamano i loro idoli «dio» (Ilàh), ma non «Allàh», il Dio Unico»84.
Rinviamo qui il lettore all'interessantissima opera di J. Bertuel
che, partendo dal passo appena citato, sviluppa la seguente idea: nel
Corano, il termine «Allàh» designa essenzialmente il Dio degli ebrei,
del quale possiede tutti gli attributi: Unico, Creatore, Onnipotente e
Dispensatore di tutti i beni, e che venne ripreso dall'islàm. Tali
attributi si ritrovano nella bella Sura I, detta «Fàtiha-el-Kitab»
(=«Che apre il libro», o la «Preliminare»):
1. «Lode ad Allàh,
sovrano dei mondi!
2. La misericordia è
la sua eredità.
3. Egli è il re del
giorno del giudizio.
4. T'adoriamo,
o Signore, e imploriamo la tua assistenza.
5. Guidaci nella via
della salvezza,
6. Nella via di coloro
che hai ricolmato di benefici,
7. Di quelli che non
meritarono la tua collera e si sono preservati dall'errore» (F).
M. Kasimirsky nota che bisogna intendere la parola araba «misericordia»
in senso ristretto, ossia che non abbraccia tutti gli esseri umani senza
alcuna distinzione, ma solamente i buoni, i fedeli, coloro che meritano
la sua grazia, e che la «via della salvezza» designa unicamente
l'islamismo.
Commentando la «teodicea poco complicata» del Corano, Padre Lammens s.j. rileva
anche che «Allàh è il Creatore,
il Sovrano Unico e senza uguali. Egli ha creato - solamente lui e dal
nulla - il mondo in sei giorni ed ha insufflato nell'uomo il suo spirito»85.
- Osservazioni complementari
La concezione islamica di Allàh e dei suoi attributi non sembra
in opposizione con quella del Dio del cristianesimo, salvo forse per ciò
che concerne il carattere restrittivo della divina misericordia. q
La Trinità
- Il Corano predica un monoteismo anti-trinitario
E' ancora dal giudaismo che l'islàm ha mutuato questa violenta
ostilità verso il dogma cristiano della SS.ma Trinità.
Sura V
(LA TAVOLA)
77. «Infedele
è colui che dice: Allàh è il
terzo della Trinità: Non vi è che un solo Allàh, e
questo Allàh è unico: Se essi non ritrarranno ciò che
affermano, un doloroso castigo attenderà gli
infedeli»86
(K).
Sura IV (LE
FEMMINE)
169. «O
voi che riceveste le Scritture! Non varcate i limiti della fede87; non dite di Allàh che la verità.
Gesù è il figlio di Maria, l'inviato
dell'Altissimo ed il suo Verbo. Egli l'ha fatto scendere in Maria.
Esso è il suo soffio. Credete in Allàh e nei suoi apostoli; non
dite esservi una Trinità; egli
è uno. Questa credenza vi riuscirà più utile. Lungi che
egli abbia un figlio, ma governa da
solo il
cielo e la terra, e basta a sé stesso» (F).
Come abbiamo visto, la predicazione di Maometto era risolutamente
diretta contro il politeismo dei beduini dell'epoca che adoravano una
decina di dei diversi. Sembra che Maometto abbia inglobato la Trinità
dei cristiani agli dei del politeismo, accomunandoli agli idolatri
beduini in un'unica e vigorosa riprovazione.
Ecco, in proposito, il parere di Padre Lammens s.j.:
«Allàh non conosce degli «Associati», o delle divinità
rivali simili a quelle che gli associavano i pagani, motivo per cui il
Corano li definì «associatori». Prima dell'égira, Maometto prese di
mira i pagani Coreìsciti ed i beduini. A Medina, dopo la rottura con
Israele, si accese la polemica anche con le «genti del Libro», e cioè
con gli ebrei ed i cristiani»88.
- I cristiani sono degli «associatori»
I cristiani sono dunque degli associatori e con questo termine
sono frequentemente bersagliati:
Sura LXXII (I GENI)
2. «[Il
Corano] contiene una dottrina meravigliosa; essa conduce alla vera fede.
Crediamo in essa e non
assoceremo un eguale
ad Allàh. [...] . Allàh non ha sposa, non
ha figliato» (F).
Sura IV (LE
FEMMINE)
51. «Allàh non
perdonerà gli idolatri; farà giustizia a chi gli parrà. Essi solo non
hanno nulla da sperare
dalla sua misericordia. Associare
un eguale all'Altissimo è il colmo dell'accecamento» (B).
L'autore del Corano chiama in causa anche Abramo, il padre dei
credenti:
Sura III (LA
FAMIGLIA D'AMRAM)
60. «Abramo
non era né giudeo, né cristiano; era ortodosso musulmano e
non associava altri esseri ad
Allàh» (F).
«Maometto fu nutrito di
spirito ebraico», affermò il già citato storico ebreo Bernard
Lazare; nulla di sorprendente, dunque, in questa constatazione: «Maometto
fu espressamente ostile alla Trinità»89.
- Osservazioni complementari
Ai versetti che abbiamo appena letto, è sufficiente affiancare
il Prefazio della SS.ma Trinità, estratto dal messale romano:
«[...] Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che con
l'Unigenito tuo Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo
Signore, non nell'unità di una sola persona, ma nella Trinità d'una sostanza.
Infatti, quello che, per tua rivelazione, crediamo della tua gloria, lo
stesso, senza alcuna distinzione, lo crediamo del tuo Figlio e dello
Spirito Santo. Così confermando la vera e sempiterna Divinità, si
adora la proprietà nelle persone, l'unità nell'essenza e l'uguaglianza
nella maestà, che è lodata dagli Angeli e dagli Arcangeli...».
Prima di inoltrarci nella succinta analisi della teologia
islamica che ci siamo prefissati di compiere, meditiamo e queste righe e
già percepiremo l'insormontabile abisso che separa l'islàm dal
cristianesimo! Dopodiché, quando leggiamo - talvolta dalla penna di
ecclesiastici! - che in fondo... è ben poca cosa ciò che separa l'islàm
dal cristianesimo, e che entrambi adorano lo stesso Dio90,
ci domandiamo: di quale cristianesimo
(o di quale islàm) si sta parlando? Permetteteci, per concludere
questo paragrafo con una nota di attualità, raccontando un aneddoto
vissuto da uno dei nostri amici. Giovedì 25 maggio 1985, verso le ore
7,00, sul sagrato della chiesa di Notre Dame di Parigi, migliaia di
pellegrini con zaini, bagagli e stendardi, si apprestavano a compiere
una marcia di tre giorni verso la cattedrale di Chartres. Uno di essi,
dopo aver scaricato la sua macchina, decise di depositarla in un
parcheggio attiguo, il cui custode era un marocchino di una cinquantina
d'anni. Quest'ultimo, gli chiese che cosa significasse questo insolito e
mattutino viavai che causava disagio alla circolazione; il nostro amico,
che non perde mai occasione di fare una chiaccheratina con i musulmani,
pensò fosse bene informarlo:
Amico
- «Si tratta di cattolici,
giovani e vecchi, che cammineranno per 3 giorni fino alla grande chiesa,
la loro grande moschea; 100 chilometri a piedi: ti rendi conto?»
MAROCCHINO
- «Sai che alla mia età -
rispose con orgoglio - ho percorso
in un sol giorno 50 chilometri sulle montagne del Marocco? Ma dimmi: per
quale motivo lo fanno?»
Il nostro amico gli spiegò che essi stavano andando a chiedere
alla Madre di Gesù la sua protezione per le famiglie minacciate, ed il
suo aiuto per la rinascita della fede religiosa in Francia. Prima la
stupefazione, poi l'entusiasmo si impadronirono di questo padre di
famiglia musulmano che scoprì esservi ancora dei francesi ancora
attaccati, come lui, a dei valori tradizionali! Infiammandosi a sua
volta, denunciò crudamente gli stessi mali che non risparmiano neppure
le famiglie musulmane che vivono in Francia: la libera unione, il
rilassamento dei costumi, la perdita di rispetto per gli anziani, ecc...
Al termine di uno scambio divenuto calorosamente amichevole, al momento
di lasciarlo, il nostro amico promise di pregare Dio, nel corso del
pellegrinaggio, per la famiglia del marocchino che, ringraziando, replicò
immediatamente: «Il tuo Dio è il
mio Dio, ma non ve n'è che uno,
amico mio, uno solo!» Il braccio alzato, l'indice teso, la
fermezza del tono, sottolineavano con forza questa unicità,
indispensabile richiamo compiuto amichevolmente a questo simpatico
cattolico, ma, malgrado tutto, ancora nell'errore... q
Il Padre
- Allàh non è Padre
«Allàh non è generato e
non ha generato» (Sura CXII, 1). Con questa formula l'islàm
impugna contemporaneamente il falso contro la nozione di un Dio Padre, e
più fermamente ancora contro quella della filiazione di Gesù, aspetto
quest'ultimo che esamineremo più oltre. L'Onnipotente è certamente il
Creatore dell'uomo, ma da lì a stabilire tra Allàh e l'uomo una
relazione da Padre a figlio, c'è una soglia che il musulmano non
saprebbe oltrepassare. Il musulmano sta prosternato con infinito
rispetto davanti ad Allàh, il Potente, il Dispensatore di tutti i beni,
il Misericordioso, ma sarebbe un errore intravedere in questo
atteggiamento una nozione d'amore filiale che sarebbe completamente
fuori luogo. Allàh è infinitamente troppo alto ed inaccessibile perché
la sua creatura si possa permettere di vedere in lui un padre. Ecco come
J. Hours commenta questo aspetto dell'islàm:
«Senza soccorso divino, senza nessun altro punto d'appoggio
permanente che la nozione naturale, l'uomo si ritrova solo davanti a sé
stesso con tutta la sua fragilità. A malapena, la sua personalità si
costruisce. Il Dio dispotico che regna in Cielo non lo aiuta in
quest'opera, ma piuttosto lo schiaccia...»91.
Ma questo aspetto caratteristico dell'islàm può essere
maggiormente compreso tramite un effetto di contrasto con la seconda
Persona della SS.ma Trinità: il Figlio. q
Il Figlio
- Il Corano condanna la fede nell'Incarnazione
Sura XXIII (I
FEDELI)
92. «Allàh non
ha figli; egli non divide il suo impero con un altro Dio. Se così
fosse, ognuno di essi vorrebbe appropriarsi della sua creazione ed
innalzarsi sopra il suo rivale. Lode all'Altissimo! Lontano
da lui queste bestemmie!» (F).
-
Gesù Cristo stesso è chiamato in causa come testimone
Sura V (LA
TAVOLA)
76. «Quelli che
dicono che il Messia, figlio di Maria, è Dio, pronunciano una
bestemmia. Non ha egli
stesso detto: «Figli d'Israele, adorate Allàh,
mio e vostro Signore»? Chiunque associa altri dei ad
Allàh non entrerà nel giardino delle delizie [il Paradiso
N.d.R.], e la sua dimora sarà nel fuoco...» (F).
Sura V (LA
TAVOLA)
116 «Allàh chiese a
Gesù (in arabo Ìsà), figlio
di Maria, se avesse comandato agli uomini di adorare lui e
sua madre come dei; «Signore, rispose,
avrei loro ordinato un sacrilegio? Se ne fossi colpevole, non lo
saresti tu pure? Tu conosci ciò che è nel mio cuore, ed io ignoro ciò che vela la tua
maestà suprema.
La conoscenza dei misteri non spetta che all'Altissimo» (F).
E altrove:
Sura XXXIX (LE
SCHIERE)
6. «Se
Allàh avesse voluto avere un figlio, lo avrebbe scelto tra gli esseri
che ha voluto creare. Ma che
questa bestemmia sia lontana dalla sua gloria! Egli è unico
e potente» (K).
E questa imprecazione dal tono apocalittico:
Sura XIX (MARIA)
92. «Essi [gli
infedeli N.d.R.] dicono che Allàh
ha un figlio, e proferiscono così una bestemmia. Poco
manca che i cieli non si schiantino a queste parole, che la terra
non si spacchi e che le montagne
spezzate non crollino!»
93. «Essi
attribuiscono un figlio al misericordioso, e non potrebbe averne»
(F).
Sura IX (LA
CONVERSIONE)
30. «I giudei
dicono che Ozai è figlio di Dio; i
cristiani dicono lo stesso del Messia92 . Parlano come gli
infedeli che li precedettero; il cielo punirà le loro bestemmie.
Chiamano signori i loro pontefici, i
loro monaci ed il Messia, figlio di Maria, ed è loro imposto di
servire un solo Dio; non ce n'è un altro.
Anatema a quelli che si associano al suo culto!» (F).
Si rimane veramente colpiti per la veemenza con cui si esprime in
questi versetti - osiamo dire astiosamente - il rifiuto del Figlio del
Dio vivente.
- Osservazioni complementari
L'islàm rigetta dunque l'Incarnazione93; alla stessa constatazione è
giunto anche J. Beraud-Villars, il redattore della nota sotto riportata,
che si trova nel libro «Islam d'hier
et de toujours»: «Infatti, l'islàm si avvicina molto più al giudaismo che al cristianesimo. In effetti, chiunque considera Gesù come un grande profeta o un Precursore, respinge con energia sia l'idea di Incarnazione, che la necessità di un Salvatore»94.
Peccato che a questa osservazione pertinente, l'autore abbia
aggiunto questo strabiliante commento: «In effetti, la nozione di peccato originale è estranea ai musulmani che, al contrario, considerano sacrosanto l'atto generativo...».
E' esatto dire che l'islàm non crede nella dottrina del peccato
originale, o più esattamente, sembra essere dell'opinione che, oltre ad
Adamo, esso non sia stato trasmesso all'umanità. Ma affermare che il
peccato originale sia l'atto generativo rivela la più completa
ignoranza di questo dogma da parte dell'autore! Ecco un ennesimo esempio
che lascia intravedere le deficienze che possono intaccare certi studi
pubblicati su questo soggetto. Infine, per ben sottolineare la
specificità dell'islàm in queste nozioni di Padre e di Figlio, è
sufficiente confrontare le summenzionate citazioni del Corano con la
Professione di Fede dei cristiani...:
«Credo
in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili ed invisibili.
Credo
in un solo Signore Gesù Cristo,
Unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli;
Dio
da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato, della stessa sostanza
del Padre.
Per mezzo di lui tutte le cose sono state
create...»
... o con il prologo del Vangelo di San Giovanni (Gv I, 1-14):
«In
principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli
era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto
ciò che esiste.
In
lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
[...]
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di Unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità». q
Lo Spirito Santo
- Viene confuso con l'Arcangelo Gabriele
Nel Corano, il termine «rouh»
(Spirito-di-Allàh, Spirito Santo, oppure semplicemente Spirito) designa
sia l'Arcangelo Gabriele, considerato come l'intermediario autorizzato
delle rivelazioni profetiche95,
sia Cristo, «il Messia, il Verbo
e lo Spirito di Allàh»96, sia lo Spirito
di Allàh. Ma in nessun caso, il vocabolo «rouh»
corrisponde nel Corano allo Spirito Santo in qualità - permetteteci
questa espressione - di terza Persona della SS.ma Trinità. Il Corano è
dunque muto per ciò che concerne questa terza Persona; se ne sconfessa
l'esistenza, lo fa implicitamente e attraverso la negazione degli «associati»
vista poc'anzi. Ecco, dunque, come il Corano liquida la SS.ma Trinità:
niente Padre, niente Figlio, e quanto allo Spirito Santo, esso è - come
vedremo - sia confuso con l'Arcangelo Gabriele, che del tutto assente. q
Gesù Cristo
- Il suo posto nel
Corano
Più sopra, abbiamo visto come
il Corano rifiuti la filiazione e la persona divina di Cristo. Tuttavia,
benché ciò sia essenziale, tutto questo non è sufficiente per
apprezzare in maniera pressoché esatta l'idea che l'islàm si sia fatta
di Gesù Cristo, della sua natura, della sua missione, e della sua
storia terrena. Nel Corano, Gesù Cristo occupa un posto molto
importante; per non essere noiosi citando tutti i passi del Corano che
parlano di Cristo, ci limiteremo ad evocarne i più caratteristici e
significativi tra essi.
- La nascita di Gesù Cristo fu
miracolosa
Sura XXI (I
PROFETI)
91. «Canta la
gloria di Maria, che conservò la sua verginità intatta. Soffiammo su
di lei il nostro Spirito;
essa ed il proprio figlio formarono la meraviglia dell'universo»
(F).
- Gesù Cristo fu istruito da Allàh e sostenuto dal suo Spirito
Sura III (LA
FAMIGLIA D'AMRAM)
43.
«Egli insegnerà la Scrittura e la Sapienza, il Pentateuco ed il
Vangelo. Gesù sarà suo inviato [di Allàh]
presso i figli d'Israele» (F).
Sura II (LA
VACCA)
254. «Accordammo a Gesù,
figlio di Maria, il potere dei miracoli: lo fortificammo con lo Spirito
di santità»
(F).
- Gesù Cristo ha compiuto dei miracoli67
Sura V (LA
TAVOLA)
110.«Allàh dirà a Gesù, figlio di Maria: ricordati delle
grazie che sparsi sopra te e sopra colei che ti ha
generato;
ti ho fortificato nello Spirito di santità, onde tu istruisca gli
uomini dalla tua culla alla tua
vecchiaia. [...] Tu guaristi un cieco nato ed un lebbroso per voler mio; facesti
uscire i morti dai loro
sepolcri» (F).
«Per voler mio»: in
questo versetto, il Corano accentua la subordinazione di Gesù ad Allàh,
e la sua non-divinità.
-
Gesù Cristo è salito al Cielo
Sura III (LA
FAMIGLIA D'AMRAM)
48. «Allàh
disse a Gesù: ti manderò la morte, e ti solleverò fino a me. Sarai
separato dagli infedeli» (F).
- Gesù Cristo sarà uno degli intimi di Allàh
Sura III (LA
FAMIGLIA D'AMRAM)
40. «L'Angelo
disse a Maria: «Allàh ti annuncia il suo Verbo. Egli chiamerà Gesù
il Messia, figlio di
Maria, grande in questo mondo, e nell'altro confidente
dell'Altissimo» (F).
-
Gesù Cristo sarà un Segno per tutti gli uomini
Sura XIX (MARIA)
21. «Egli [Gesù]
sarà il nostro segno davanti agli uomini, e la prova della nostra
misericordia...» (K).
Come si potrà notare, il Libro sacro dei musulmani concede nella
creazione un posto privilegiato a Gesù Cristo. Esistono tuttavia
versetti che ne parlano in tutt'altro tono:
- Gesù Cristo non è né Dio, né il Figlio di Dio
Vedere più sopra i versetti che lo affermano in maniera
categorica98.
-
Gesù Cristo è un profeta: egli annuncia Maometto
Sura LXI
(L'ORDINE)
6. «Sono
l'apostolo di Allàh, ripeteva ai giudei Gesù, il figliolo di Maria.
Vengo a confermare la verità del
Pentateuco che mi precedette
e ad annunciarvi la felice comparsa del profeta che verrà dopo di
me. Ahmed99
è il suo nome»
(F).
R. Blachère aggiunge che «l'identificazione
AhmEd-Maometto si impone
con evidenza alla coscienza musulmana». I musulmani sostengono che
il Vangelo sia stato «manipolato», e che sono state fatte scomparire
le parole di Gesù relative al suddetto passo del Corano. Tale accusa è
stata recentemente riconfermata da un personaggio musulmano affatto
trascurabile100: «Il Libro dell'Antico e del Nuovo Testamento, attualmente in circolazione, è stato falsificato. Esso è stato deliberatamente modificato ed amputato del nome del profeta Maometto, e di molte altre cose, poiché Gesù nella vera Bibbia disse...»101.
- Osservazioni complementari
È implicito che tale accusa, frutto di una grossolana ignoranza,
non merita nemmeno la nostra considerazione. Approfittiamo tuttavia di
questa occasione per ricordare ai cristiani che Gesù Cristo non
dovrebbe essere collocato tra i profeti, che egli supera infinitamente!
Egli non è affatto il «Profeta di Dio» - titolo irriverente di un capitolo di un noto «catechismo»102
- ma il Dio dei profeti!!!
- Gesù Cristo è un semplice mortale
Sura V (LA
TAVOLA)
79. «Il Messia,
figlio di Maria, non è che il
ministro dell'Altissimo: altri inviati lo precedettero. Sua
madre era giusta. Vivevano e mangiavano in comunione» (F).
Per farla breve - annota M. Kasimirsky - Gesù e Maria non erano
che esseri umani, e che quindi, non potevano fare a meno di cibarsi.
Sura V (LA
TAVOLA)
19. «Quelli
che dicono che il Cristo, figlio di Maria, è Dio, sono degli infedeli.
Rispondi loro: «Chi potrebbe
fermare il braccio dell'Onnipotente, se volesse annientare il Messia,
figlio di Maria,
sua madre e tutti gli esseri creati?»
-
Gesù Cristo è un semplice mortale; ce lo dice lui stesso
Sura V (LA
TAVOLA)
116. «Allàh
chiese a Gesù, figlio di Maria, se avesse comandato agli uomini di
adorare lui e sua madre
come dei; «Signore, rispose, avrei loro ordinato un sacrilegio?
Se ne fossi colpevole, non lo saresti
anche tu? Tu
conosci ciò che c'è nel fondo del mio cuore, ed io ignoro ciò che
vela la tua
maestà
suprema. La conoscenza dei misteri non spetta che all'Altissimo»
(F).
-
Gesù Cristo viene messo allo stesso livello di Adamo, semplice creatura
Sura III (LA
FAMIGLIA D'AMRAM)
52. «Agli occhi dell'Altissimo, Gesù è un uomo come Adamo.
Adamo fu creato dalla polvere. Allàh gli
disse: «Sii», ed egli fu» (F).
- Lucifero si rifiutò di adorare... Adamo!
Sura II (LA
VACCA)
28. «Allàh
disse agli Angeli: «Manderò il mio vicario sulla terra». Risposero
gli spiriti celesti: «Manderete
un uomo che si avvolgerà nell'iniquità e spargerà il sangue,
mentre noi celebriamo le vostre lodi e vi
glorifichiamo?» Rispose il Signore: «Io so, quello che voi non
sapete».
29. «Allàh
insegnò ad Adamo il nome di tutte le creature, e disse agli Angeli, ai
cui sguardi le espose:
«Nominatele, se siete veraci!»
30. «Lodato sia
il tuo nome», risposero i celestiali spiriti. «Non abbiamo altre
conoscenze che quelle che
ci vengono da te. La scienza e la saggezza sono tuoi attributi».
31. «Egli disse
ad Adamo: «Nomina loro tutti gli esseri creati»; e quando li ebbe
nominati, il Signore
riprese: «Non vi ho forse detto che conosco i segreti dei cieli
e della terra? Le vostre azioni manifeste
e segrete sono svelate ai miei sguardi».
32. «Ordinammo
agli Angeli di adorare Adamo, ed essi l'adorarono. L'orgoglioso Iblìs
(o
Saytan=«Satana» o «Lucifero»
N.d.T.) si rifiutò di obbedire
e fu annoverato tra gli infedeli» (F).
In questo punto, sembra che l'autore del Corano mescoli e
confonda, da una parte due episodi distinti (Adamo che da un nome alle
creature, e Lucifero che rifiuta l'Incarnazione103),
e dall'altra Gesù ed Adamo. Volute o meno, queste confusioni -
frequenti nel Corano - manifestano sempre un medesimo fine: ridurre alla semplice umanità la natura divina di Gesù Cristo.
-
Nessun peccato originale trasmesso; inutilità di in Redentore
L'islàm non accetta il dogma della trasmissione a tutta l'umanità
del peccato originale, il quale colpì dunque solo Adamo. Il Corano è
quindi in perfetta coerenza con questo rifiuto allorché afferma:
- Gesù Cristo non è stato crocifisso (e - implicitamente - non
è risorto)
Sura IV (LE
FEMMINE)
156. «Essi [gli
ebrei] dissero: «Abbiamo fatto morire Gesù, il Messia, figlio di Maria,
mandato da Dio».
Essi non l'hanno
assolutamente messo a morte, e non l'hanno crocifisso; un corpo
fantastico
ingannò la loro crudeltà. Quelli che altercano a questo
proposito, non hanno che dubbi. La vera
scienza non li rischiara; essi non seguono che una semplice
opinione. [Gli ebrei] non hanno messo a
morte Gesù. Allàh lo ha sollevato a sé, perché egli è
potente e saggio» (F).
Secondo la traduzione di R. Blachère, «un
sosia fu sostituito ai loro occhi» (degli ebrei). Ma a parte queste
sfumature dovute alle diverse traduzioni, dal testo in esame non si può
che trarre un'unica conclusione: La
crocifissione di Gesù Cristo è un mito, un'illusione, se non
un'impostura.
-
Gesù Cristo ritornerà alla fine dei tempi?
Trattando del «mahdì»104 dei sunniti, che si pensa ritornerà alla fine dei tempi per restaurare
ed unificare l'islàm, Padre Lammens s.j. rievoca le vaghe tradizioni
sunnite concernenti la Parusia di Gesù Cristo, alla quale il Corano
avrebbe - si pensa - fatto allusione:
Sura XLIII (L'ACCONCIAMENTO)
61. «Gesù sarà
il segnale certo dell'avvicinarsi del giudizio. Badate a non mettere in
dubbio la sua venuta.
Seguitemi, è la via della salvezza» (F).
Sura IV (LE
FEMMINE)
157. «Tutti i
giudei ed i cristiani credettero in lui prima di morire. Nel giorno
della resurrezione [della
carne] egli sarà testimone contro di essi» (F).
Dobbiamo quindi concludere, come fanno alcuni, che l'islàm è in
perfetto accordo con il cristianesimo nel proclamare che «Cristo
ritornerà nella gloria per giudicare i vivi ed i morti...»?
L'estrapolazione ci pare azzardata, ed è per tale motivo che abbiamo
messo un punto interrogativo al termine del titolo di questo paragrafo.
- Osservazioni complementari
In questo capitolo consacrato alla teologia dell'islàm, abbiamo
cercato di dare un posto preponderante alla persona di Nostro Signore
Gesù Cristo, e di mettere in evidenza, più fedelmente possibile, il
tono ed il modo in cui l'islàm la presenta a milioni di uomini da oltre
13 secoli. Per concludere citeremo due autori, le cui considerazioni ci
sembrano riflettere in maniera più che esatta la posizione che dovrebbe
assumere su questo tema ogni cristiano; la prima è di Padre Lammens
s.j.: «Incontestabilmente, la cristologia del Corano accorda a Gesù - la tradizione ortodossa vi aggiunge le sue relazioni con l'Anticristo (in arabo «al-Dajjàl»), che egli ucciderà - malgrado i chiaroscuri forse intenzionali, un posto a parte tra tutti i profeti. Tuttavia, essa evita con sollecitudine- ma con poca logica - tutto ciò che lo metterebbe al di sopra dell'umanità a detrimento del dogma del monoteismo, così come lo intende il Corano»105.
Aggiunge M. Joseph Hours: «Non c'è altra salvezza che quella che viene da Cristo. Rifiutare Cristo non è cosa da farsi impunemente, né senza terribili conseguenze. Conviene quindi soffermarsi, almeno per qualche istante, onde soppesare tali conseguenze. Essendo Gesù Uomo-Dio, e possedendo entrambe le due nature, egli è essenzialmente il Mediatore. Cristo instaura tra il Creatore e la sua creatura delle relazioni che permettono a quest'ultima di intendere la chiamata del Signore, e di conoscere la sua propria vocazione all'Amore divino. Sopprimendo qualsiasi mediazione, l'islàm rende Dio inaccessibile all'uomo. Esso fa di Allàh l'arbitro puro ed inconoscibile con il quale ogni rapporto è impossibile, e più di ogni altro, l'Amore. Non è dunque affatto per un semplice caso che, nell'Iraq del XI secolo, Al Halladj fu giustiziato per avere proclamato il suo amore per Dio; nella logica musulmana, questo amore non è nient'altro che una bestemmia. Tra l'uomo e Allàh, nessun consorzio è possibile»106.
Ecco infine, estratti dal medesimo articolo, alcuni brani che ci
sembrano decisivi per chi voglia comprendere la posizione dell'islàm di
fronte a Cristo:
«L'islàm è la religione che, avendo conosciuto Cristo, ha
rifiutato di conoscerlo come Dio. Se è vero, come dice Henri Rambaud,
che la peggiore forma di menzogna è quella che - almeno apparentemente
- contraddice di meno la verità, la menzogna che consiste nel dire
di Cristo tutto il bene possibile, salvo che Egli è Dio, è la più
terribile di tutte»107. q
Maria
Dopo Gesù Cristo, conviene ora parlare della Vergine Maria sua
Madre, tanto più che - secondo un'opinione corrente - Maria (in arabo «Lalla Myriem»), sarebbe oggetto di una venerazione tutta
particolare da parte dei musulmani. Infatti, in più di un'occasione
abbiamo visto - prima del 1962 - alcune donne musulmane accorse, ad
esempio, ad implorare questa o quest'altra grazia, o la protezione della
Vergine nella chiesa di Nostra Signora d'Africa ad Algeri!
- Il posto di Maria nel Corano
Nel Corano, la Vergine Maria viene - come del resto suo Figlio -
più volte citata. Esso presenta un certo numero di dettagli inerenti
l'infanzia di Maria, la sua formazione religiosa, la sua gravidanza, la
nascita e l'infanzia di Gesù, i miracoli che l'accompagnarono (miracolo
della palma, Gesù che parla fin dalla culla, ecc...), e che invano si
cercherebbero sui Vangeli canonici. In realtà, l'autore del Corano si
è abbondantemente ispirato ai vangeli apocrifi, i quali non sono
riconosciuti dalla Chiesa che, come abbiamo visto, li rifiuta per varie
ragioni. Onde evitare di sovraccaricare il presente capitolo, il cui
oggetto è la teologia del Corano, ci asterremo dal rievocare questi
passi, limitandoci ad alcune citazioni tra le più caratteristiche.
- La famiglia di Maria (le due Marie)
Secondo il Corano, Maria sarebbe stata sia la figlia di Amram (il
padre di Mosè e di Aronne), che quella di un altro Amram, sposo di
Anna. Si tratta di una delle numerose confusioni ed oscurità che
popolano questo libro, e che alimentano la perplessità degli esegeti.
- Maria eletta di Allàh
Sura III (LA
FAMIGLIA AMRAM)
37. «L'Angelo
disse a Maria:«Allàh ti ha prescelta e ti ha purificata. Tu sei stata
eletta fra tutte le donne»
(F).
- L'Annunciazione
Sura III (LA
FAMIGLIA D'AMRAM)
40. «L'Angelo
disse a Maria: «Allàh ti annuncia il suo verbo. Egli si chiamerà Gesù
il Messia, figlio di
Maria, grande in questo mondo e nell'altro, e confidente
dell'Altissimo» (F).
«Confidente»: questo
termine non è gratuito; esso riconduce Cristo alle dimensioni tollerate
dal Corano.
- La concezione di Gesù Cristo fu virginale
Ciò è affermato a più riprese dal Corano:
Sura XXI (I
PROFETI)
91. «Canta la
gloria di Maria, che conservò la sua verginità intatta. Soffiammo su
di lei il nostro spirito;
essa ed il proprio figlio formarono la meraviglia dell'Universo»
(F).
L'episodio della Visitazione non viene riportato dal Corano, e
non si parla di Maria nemmeno in occasione dell'annuncio della nascita
di Giovanni Battista:
Sura XIX (MARIA)
7. «Zaccaria,
ti annunciamo un figlio chiamato Giovanni».
8. «Nessuno
prima di lui portò questo nome».
9. «Signore,
rispose Zaccaria, come mai otterrò questo figlio? Mia moglie è
sterile, ed io sono decrepito».
10. «Disse il
Signore: «Così sarà. Questo prodigio non supera il mio potere; sono
io che ti ho creato dal nulla».
13. «Giovanni
lesse le scritture con indicibile trasporto. Gli demmo la sapienza fin
dalla sua più tenera infanzia» (F).
- Osservazioni complementari
Senza alcun dubbio, il Corano riserva un posto di rilievo a Maria,
ne parla e ne tratta con rispetto, sottolineando la sua purezza, la sua
verginità e l'attenzione particolare che Allàh ha avuto nei suoi
riguardi. Il cristiano non può che rallegrarsi nel trovare nell'islàm
un simile atteggiamento che apre la via al «dialogo» e ad una
convergenza con i musulmani almeno su questo punto. Ma ciò
significherebbe mancare di realismo, e attendersi troppo da questa «base
di partenza», poiché ben presto ci si troverebbe in un vicolo cieco.
In effetti, per quanto benevolenti siano le disposizioni di spirito che
l'islam testimonia nei confronti di Maria, non possiamo affatto dare per
scontato che esse portino aldilà delle frontiere che gli sono state
assegnate. L'islàm, finché tale sarà, non acconsentirà mai a
riconoscere alla SS.ma Vergine Maria alcuni dei suoi attributi:
Corredentrice, e soprattutto, Madre di Dio Salvatore, ossia precisamente
quelli che sono i gioielli più preziosi della sua corona. q
Il profetismo nell'islàm
- Il profeta è un trasmettitore, più che un ispirato «La nozione di profetismo è pressappoco la stessa espressa nella Bibbia, ma concepita in modo più brutale e semplicista. Un Angelo - nella fattispecie l'Angelo Gabriele - parla al profeta e gli insegna, da parte di Allàh, ciò che egli deve dire. Quando si trova in difficoltà nelle discussione, Maometto chiede tempo per avere una risposta da Allàh. Questa idea del profetismo è dunque oggettiva ed esterna. Non è certamente quella di uno spirito divino che penetra l'anima del profeta, agendo in essa dal di dentro, ed elevandola ad una scienza sovrumana»108.
- Il
Corano ignora i principali profeti biblici «Allàh non ha mai cessato di richiamare gli uomini alla professione del monoteismo tramite il ministero degli inviati («rasùl») e dei profeti («nabì»). Il Corano non ne indica il numero, ma la tradizione ne conta a migliaia. Ciò che sorprende nella lista del Corano, è l'assenza dei più eminenti profeti biblici (Isaia, Geremia, ecc...), e la menzione di profeti sconosciuti alla letteratura biblica (Sâlih, Shaïb, ecc...). Le loro leggende, instancabilmente riprese e rimaneggiate, affollano le Sure»109.
-
Maometto, «suggello» dei profeti
Scrive Padre Lammens s.j.: «Ininterrotta da Adamo, passando per Noè, per Abramo, per Lot, per Ismaele, per Mosè, per Giobbe, per Salomone, per Zaccaria, per Giovanni Battista e... per Gesù Cristo, la serie termina con Maometto, il «suggello» dei profeti. Generalmente, questo «apax legomenon» coranico, si traduce con «l'ultimo dei profeti», nel senso - l'unico ammesso dall'islàm - che dopo di lui non ne verranno più»110.
Padre Lammens s.j. immagina un'altra interpretazione possibile:
Maometto, cronologicamente l'ultimo dei profeti, avrebbe apposto come un
sigillo alla predicazione dei suoi predecessori, confermandola senza
innovarla.
-
L'islàm è la migliore delle religioni perché è l'ultima
Si tratta di un concetto familiare all'islàm, tanto che, nel
1983, un'eminente personalità musulmana - se non vado errato, il gran Muftì
della moschea di Parigi - nel corso di una trasmissione radiofonica
dedicata ai convertiti all'islàm, affermò:
«Senza alcun dubbio, la religione musulmana è la più grande;
voi ricorderete che il profeta Maometto è il
sigillo dei profeti; lungo tutto il corso della storia sono
esistiti, o esistono, numerosi profeti, alcuni dei quali certamente
falsi, ed altri impostori; ad ogni modo, la religione musulmana è l'ultima
in ordine cronologico, ed il profeta Maometto è il
sigillo dei profeti. Di conseguenza, questa religione racchiude
tutta l'umanità, tutto ciò che l'umanità vuole fare, e, come abbiamo
già detto, l'islàm è l'ultima
religione, ed il profeta è il
sigillo dei profeti».
Questa ripetizione, questo martellamento sullo stesso argomento,
rappresenta inoltre un tratto tipico dell'espressione religiosa araba. q
Immortalità dell'anima
- L'anima è immortale, ma il significato arabo attribuito al
termine «anima» è diverso dal nostro
L'immortalità dell'anima fa parte del dogma islamico; occorre
tuttavia porsi questa domanda: qual'è il significato esatto della
parola «anima» (nafs) per il musulmano? M. Kasimirsky ci aiuta a scoprirlo: «Nel testo arabo, le parole «io stesso», o «la mia persona», corrispondono al vocabolo «nafs», ed in questa occasione facciamo osservare che quando in generale si traduce con «anima» la parola «nafs», ci si riferisce piuttosto al significato di «principio della vita», o di sangue, che non a quello di anima immortale, di spirito di rouh»111.
- Ciò è conforme all'idea di un paradiso «materiale»
In questo caso, M. Kasimirski mette in luce più di una sfumatura
di inerente la traduzione; cerchiamo di ricordarci della sua annotazione
quando più avanti affronteremo la visione musulmana del paradiso.
Grazie ad essa infatti, capiremo in maniera più chiara questo aspetto
puramente materiale del paradiso dell'islàm, aspetto che non manca di
sorprendere lo spirito cristiano. q
La resurrezione degli uomini
- Gli uomini risorgeranno
Incurabili fatalisti, i
beduini non avevano conservato nessuna precisa nozione di una vita
futura o dell'immortalità dell'anima. L'islàm gli offrì dunque la
speranza in una vita ultraterrena: la Resurrezione ed il Giudizio sono
evocati almeno in 25 Sure, quantunque in forma interrogativa:
Sura XXXII (L'ADORAZIONE)
9. «Dicono
gli increduli: «Quando la terra ricoprirà le nostre ceneri, saremo
rianimati ancora?» (F)
In maniera più allusiva:
Sura XIX (MARIA)
69. «Lo giuro
per il tuo Dio, raduneremo tutti gli uomini e i demoni; ne formeremo un
recinto nell'inferno,
e li obbligheremo a starsene in ginocchio» (F).
In modo affermativo:
Sura XXX (I
GRECI)
49. «Fermate
i vostri sguardi sulle orme della sua divina misericordia. Osservate
come fa sbocciare dal
seno della terra sterile i germi della fecondazione; così
chiamerà a nuova vita i morti. La sua potenza
non ha confine» (F). q
Il giudizio
- Giudizio particolare? Giudizio universale?
L'islàm afferma l'esistenza di un giudizio particolare e di un
giudizio finale? Tutto ciò non sembra cosa facile da stabilire con
chiarezza. «Ma come rappresentarsi la sorte delle anime durante il periodo che le separa dal giudizio (finale)? Questo problema ha fortemente messo in imbarazzo alcuni scolastici musulmani, e ciò indubbiamente per il fatto che nessuna Sura ne fornisce una chiara soluzione [...]. Alcuni versetti suppongono che i morti si siano come addormentati, o come intorpiditi nella tomba. La tradizione [...] si è impossessata di questa suggestione e ne ha tratto la sua teoria del «tormento della tomba», seguito da un giudizio particolare presieduto sommariamente dagli Angeli Monkir e Nakîr, Angeli del sepolcro»112.
Tuttavia, nell'escatologia musulmana, la fine del mondo annuncerà
il giudizio finale: «Alcune catastrofi, ed alcuni singolari fenomeni precederanno ed annunceranno la fine del mondo; [...] allora avrà inizio il giudizio generale, che il Corano chiama con nomi assai diversi: «L'Ora, il Giorno del Giudizio, della Resurrezione, ecc...» [...]. Tutti gli uomini saranno soggetti al giudizio finale, in cui la loro sorte eterna sarà definitivamente stabilita»113. Particolare
o generale, il giudizio comporterà per l'uomo una sanzione: l'inferno,
il purgatorio o il paradiso. q
La retribuzione: purgatorio, inferno o paradiso
- L'inferno e il purgatorio: una frontiera non ben definita
Si trattava forse di terrorizzare i meccani scettici al fine di
conquistarli alle proprie convinzioni? Sia quel che sia, rimane il fatto
che il Corano descrive con molto realismo i tormenti dei reprobi:
Sura IV (LE
FEMMINE)
59. «Coloro che
rifiutano di credere alle verità che annunciamo, verranno precipitati
nelle fiamme. La loro
pelle appena consunta, si rinnoverà, e saranno in balia di nuovi
tormenti. Allàh è potente e saggio» (F).
Sura XIV (ABRAMO)
19. «L'inferno
li ha inghiottiti. L'acqua infetta sarà la loro bevanda.
20. Essi
l'ingoieranno goccia per goccia, ed essa stenterà a passare. La morte
si presenterà da tutte le parti,
e tuttavia essi non moriranno. Questo abbeveramento sarà seguito
da orribili tormenti» (F).
Ma questo inferno è eterno? Ciò non è certo, poiché Allàh,
in tutta la sua onnipotenza, può ritrarne i dannati:
Sura VI (LE
GREGGI)
128. «Risponderà
Allàh: «Il fuoco sarà il vostro giaciglio; vi rimarrete a mio
arbitrio». L'Altissimo è dotto e
saggio» (F).
Sura XI (HOD)
108. «Gli
sventurati precipitati nelle fiamme manderanno grida e sospiri.
109. Vi
rimarranno così lungamente sino a che i cieli e la terra sussisteranno;
così lungamente come
piacerà
all'Onnipotente, poiché egli fa ciò che vuole» (F).
Questo inferno, provvisorio per alcuni, equivale al purgatorio?
In questo caso, «i veri credenti
non faranno che attraversare il fuoco»114?
Sura XIX (MARIA)
71. «Conosceremo
quelli che hanno meritato maggiormente il tormento delle fiamme.
72. Ivi saranno
precipitati; è un decreto pronunciato dall'Eterno.
73. Libereremo
quelli che temettero il Signore, e lasceremo i colpevoli in ginocchio»
(F).
Notiamo infine che questi luoghi vengono descritti come
materiali, così come lo sono i tormenti - esclusivamente corporali -
inflitti ai reprobi115.
-
Un paradiso materiale
La ricompensa dei credenti sarà il paradiso, presentato nel
Corano in modo molto immaginario, come un luogo di refrigerio, di
delizie, di pace e d'amicizia tra gli uomini, e di piaceri carnali.
Numerose sono le Sure che contengono tali descrizioni; noi ci limiteremo
a due esempi:
Sura LV (IL
MISERICORDIOSO)
53. «Quale dei
benefici di Allàh negherete?
54. Gli ospiti
di questo soggiorno, coricati su letti di seta frangiati d'oro, godranno
a loro piacimento di tutti
questi vantaggi.
55. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
56. Ivi saranno
giovani vergini dallo sguardo pudico, che giammai uomo o genio qualsiasi
ne ha mai
profanato
la bellezza.
57. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
58. Esse
assomigliano al giacinto e alla perla.
59. Quale dei benefici di Allàh negherete?
60. Il premio
della virtù non dev'essere magnifico?
61. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
62. Vicino a
questi luoghi incantevoli si apriranno altri due giardini.
63. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
64. Una verzura
eterna formerà il loro abbigliamento.
65. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
66. Due sorgenti
zampillanti ne saranno l'ornamento.
67. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
68. Datteri,
melograni e frutti diversi vi saranno raccolti.
69. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
70. Le hùri di
una bellezza stupenda abbelliranno questo soggiorno.
71. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
72. Queste
vergini dai begli occhi neri saranno chiuse in superbi padiglioni.
73. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
74. Mai nessun
uomo né genio attentò al loro pudore.
75. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
76. I loro sposi
riposeranno su tappeti verdi e letti magnifici.
77. Quale dei
benefici di Allàh negherete?
78. Benedetto
il nome dell'Eterno circondato di gloria e di maestà!»
Sura XXXVII (GLI ORDINI)
39. «Ma i veri
servi di Allàh,
40. avranno un
diverso destino:
41. godranno
un nutrimento scelto, frutta squisita.
42. I giardini
della voluttà saranno il loro asilo.
43. Pieni ad
esuberanza di mutuo amore, riposeranno sul letto nuziale.
44. Si
offriranno loro coppe piene di acqua pura,
45. limpida, di
un gusto delizioso.
46. Essa non
turberà la loro ragione e non li renderà stolti.
47. Vicino ad
essi vi saranno vergini intatte116;
i loro grandi occhi neri saranno modestamente abbassati117;
48. si
volgeranno gli uni verso le altre e converseranno insieme.
49. «Ospiti del
paradiso, dirà uno di essi: io ero legato come un incredulo. Credi tu,
mi chiese egli, alla
resurrezione?» (F).
Don Bertuel ha dimostrato come queste descrizioni del paradiso
siano simili a quelle del biblico Cantico dei Cantici, e come tale
paradiso rassomigli all'Eden del Talmud che, con i suoi ruscelli, i suoi
fiori e le sue miriadi di alberi diversi, può essere identificato con
il Paradiso terrestre. Tuttavia, sottolinea l'autore,
«[...]la sensualità dei meccani non si accontentava dei piaceri
della tavola e del fresco riparo fornito dall'ombra; [in questo Eden
talmudico] mancava l'amore, l'amore sotto tutte le sue forme, le più
concrete e le più carnali»118.
E così, prosegue l'autore, bisognava adattare il messaggio allo
stato d'animo e ai costumi di questa regione. Ecco, quindi, la promessa
di vergini eternamente tali (e... di «efebi» evocati in altri
versetti!!!) fatta dal Corano agli eletti. Come ha evidenziato don
Bertuel, queste descrizioni paradisiache mettono a disagio alcuni
coranologi, i quali, «ad onta del testo e del contesto, e a dispetto degli stessi musulmani,
non accordano ad esse che un valore puramente simbolico»!
«Che si vada dunque - prosegue l'autore - a raccontare ai
musulmani di oggi, nei diversi paesi ove essi vivono secondo la loro
religione e loro leggi, che in paradiso non ci sarà alcuna donna!! Ciò
costituirebbe una vera e propria mazzata per la loro fede».
E don Bertuel cita un articolo apparso sul Time
del 23 novembre 1959, che raccontava gli ultimi momenti di vita di un
condannato a morte in Iran, il quale condotto alla forca da una macchina
della polizia, cantava le «fresche
hùri» che l'attendevano nell'altro mondo. Ma questa visione
puramente materiale del paradiso promesso alle anime degli eletti
musulmani, non è forse in perfetta armonia con la loro nozione di anima
così come l'ha tradotta più sopra il Kasimirsky119?
-
Nessuna visione beatifica120
paradiso
In paradiso, il musulmano non potrà contemplare Allàh; in
proposito, scrive Padre Lammens s.j.: «In nessun punto del Corano si parla con chiarezza della visione beatifica. Allàh rimane «inaccessibile agli occhi degli uomini»121
Sura VI (LE
GREGGI)
103.
«Gli sguardi [degli uomini]
non potranno coglierlo. Egli coglie tutti gli sguardi: il sagace,
l'istruito»
(F).
Il fatto che il Corano abbondi di contraddizioni, ha indotto
numerosi esegeti, nel disperato tentativo di salvaguardare un'apparenza
di coerenza di quest'ultimo, a fissare una distinzione tra i «versetti
abroganti» e i «versetti abrogati»122. Stando così le cose, non ci si deve stupire se nel Corano compaiono
parole che sembrano contraddire in pieno il versetto testé citato:
Sura LXXV (LA
RESURREZIONE)
22. «[In quel
giorno] la fronte dei giusti sarà raggiante di gloria.
23. I loro
sguardi saranno rivolti al Signore» (F).
Alcuni commentatori musulmani interpretano questo versetto nel
senso di una visione materiale, mentre altri non vi intravedono che una
raffigurazione simbolica: «Allàh non conosce limiti: come potrai tu, con i tuoi occhi di carne che non possono abbracciare che uno spazio ristretto, vedere l'Illimitato? O forse tu puoi fissare dei limiti ad Allàh»?
Ecco dunque un altro esempio in perfetta coerenza con i concetti
musulmani: se l'anima («nafs»,
vedi a pag.) è unicamente l'io fisico e carnale, e se il paradiso è
realmente, come il dice il Corano, un paesaggio unicamente materiale,
allora l'occhio umano degli eletti non potrà contemplare il suo
Creatore. q
La predestinazione, dogma dell'islàm ortodosso
A rischio di scoraggiare il lettore, dobbiamo ancora una volta
convenire sul fatto che le questioni che stiamo esaminando non sono
affatto semplici; in effetti, «Allàh ha predestinato la sorte temporale ed eterna degli uomini. D'altra parte, egli viene anche rappresentato come se si lasciasse muovere a compassione dal pentimento e dalle buone opere, «le quali cancellano quelle cattive». Il Corano contiene dei testi a favore e dei testi contrari al determinismo, a seconda che il suo autore si proponga di dimostrare la piena responsabilità dell'uomo, o voglia insistere sull'onnipotenza del Creatore»123.
- Esempi di versetti «a favore» della predestinazione
Sura
XXXVI (I. S.)
6. «La nostra
sentenza, relativa alla maggior parte di essi, è
già stata pronunciata, ma essi non
credono» (K).
Sura XXXV (GLI
ANGELI)
9. «Chi
è abbagliato dall'iniquità crede di essere sul retto sentiero? Allàh
sparge a suo piacere l'errore o
la luce. Il tuo cuore non si turbi per essi; l'Eterno conosce
le loro azioni» (F).
Sura XVI (LE
API)
38. «Noi
abbiamo inviato degli apostoli ad ogni popolo per dire: «Adorate Allàh
ed evitate Thagut124». Ci
sono alcuni tra loro che Allàh
ha guidato, ed altri che sono stati destinati alla perdizione.
Percorrete le terra, e vedete qual'è la fine di coloro che hanno
trattato gli apostoli da menzogneri» (K).
Talvolta viene tirata in ballo anche quest'argomentazione a
sostegno della predestinazione: «Allàh
è l'Onnipotente; se dunque si assegna una parte di libertà all'uomo,
si amputa quindi inevitabilmente l'onnipotenza di Allàh».
- Esempi di versetti «contro» la predestinazione
Sura VI (LE
GREGGI)
35. «Per quanto
doloroso ti riesca il loro odio, scoprirai tu una strada per scendere in
seno alla terra? O una
scala per salire ai cieli, onde svelare ad essi [agli increduli
N.d.R.] qualche prodigio? Se Allàh
volesse,
non li chiamerebbe tutti sulla via della salvezza? Non
persistere dunque nel numero degli
ignoranti» (F).
Sura XXXII (L'ADORAZIONE)
13. «Noi
possiamo rischiarare tutti gli uomini; ma bisogna che si compia questo
decreto di Allàh:
«Riempirò l'inferno di demoni e di uomini scellerati» (F).
Ma questo versetto non contiene esso stesso una contraddizione?
L'uomo è libero, e tuttavia «riempirò
l'inferno di demoni e di uomini scellerati». Vediamo se un altro
traduttore è riuscito a rendere intelligibile questo passo:
13. «Se
avessimo voluto, avremmo data ad ogni anima la sua direzione, ma occorre
che si
realizza
la parola (emanante) da me: Io riempirò certamente la Genna
contemporaneamente di geni e
di uomini» (B).
Eccoci dunque ancora al punto di partenza. Come si potrà notare,
il senso reale di alcuni passi del libro sacro dei musulmani, non è
sempre immediatamente percettibile, o almeno non lo è per il
non-musulmano. Carra de Vaux stima che «il
Corano insista molto sulla potenza di Allàh, e parli poco della libertà
umana, e per nulla della Grazia»; dunque, «non
è affatto giusto sostenere che questa religione sia teoricamente
fatalista», poiché «i versetti del Corano che danno questa impressione a viva forza,
possono essere interpretati»125.
«Così - prosegue lo stesso
autore - quando Maometto
proclamava che Allàh perde e salva chi vuole, voleva in realtà mettere
in risalto la difficoltà del peccatore indurito a convertirsi»;
sempre secondo Carra de Vaux, alcuni passi analoghi figurerebbero anche
tra i salmi.
«È altrettanto vero - continua Carra de Vaux - che anche ai
nostri giorni si può constatare, presso i popoli musulmani, una certa
depressione della volontà. Tali popolazioni danno attribuiscono scarsa
considerazione al lavoro, e misconoscono lo sforzo, tranne quello
militare. Essi si abbandonano, senza darsene pena, all'alternarsi della
buona e della cattiva sorte. La stessa parola «islam» significa
infatti «abbandono» o «rassegnazione».
Nondimeno, l'autore fa risalire questa disposizione d'animo ai
popoli d'Oriente dell'antichità, in cui essa veniva rappresentata dal
concetto di «Destino». Padre Lammens s.j., la cui scienza coranica si
è radicata nel corso di una lunga esperienza vissuta tra i popoli
musulmani, ci fornisce quella che sembra essere la migliore conclusione
di questo paragrafo: «I testi sfavorevoli al libero arbitrio sono, se non i più numerosi, sicuramente i più impressionanti, e sembrano riflettere in modo migliore il pensiero intimo di Maometto. La tradizione musulmana, su questo punto, non si inganna; l'ortodossia sunnita si è formalmente pronunciata in favore di questa interpretazione. Essa considera come un articolo di fede la predeterminazione assoluta di tutti gli atti umani. Tutti questi atti sono «creati» - come dicono i pensatori musulmani - e non si tratta che di un semplice corollario della potenza di Allàh. Solamente i Kadariti126 e i Mutaziliti127 si rifiutano di aderire a questa conclusione. Per essi, la giustizia di Allàh suppone la libertà della creatura e la sua intera responsabilità morale, responsabilità che d'altronde è affermata dallo stesso Corano»128. q
Gli Angeli
- Essi sono considerati come i messaggeri di Allàh
Sura XXXV (Gli
Angeli)
1. «Gloria
ad Allàh, architetto dei cieli e della terra! Gli Angeli sono i suoi
messaggeri. Li ha provvisti di
due, tre, o anche quattro ali [...]» (K).
Nel Corano, si parla spesso dell'Arcangelo Gabriele,
intermediario ufficiale delle rivelazioni profetiche:
Sura II (LA VACCA)
91. «[...] chi
si dichiara nemico di Gabriele? È lui che, per concessione di Allàh,
depose il Corano sul tuo
cuore per confermare i libri santi venuti prima di lui, onde
essere la regola della fede ed inondare di
gioia i fedeli» (F).
-
Essi intercedono per gli uomini
Sura XL (IL
CREDENTE)
7. «Gli
spiriti che sostengono il trono sublime e lo circondano, celebrano le
grandezze dell'Eterno, e gli
rivolgono questa preghiera: «Signore, perdona ai credenti» (F).
In alcuni casi, essi sono inviati per soccorrere i credenti:
Sura VIII (IL
BOTTINO)
9. «Quando
imploraste l'aiuto dell'Altissimo, egli rispose: «Vi manderò l'aiuto
dei miei Angeli» (F).
- Gli Angeli della morte (il cui capo è Izràil)
Sura VI (LE
GREGGI)
61. «[Allàh]
signoreggia sopra i suoi servi. Egli vi assegna come custodi taluni
Angeli incaricati di condurre a termine i vostri giorni nel momento
stabilito. Essi eseguono accuratamente l'ordine del Cielo»
(F). q
I demoni «Satana (Iblìs o Saytan) figura ovunque come il nemico dell'uomo ed il tentatore per eccellenza. La sua caduta data dal giorno in cui si rifiutò di prosternarsi con gli Angeli dinanzi ad Adamo. Il suo castigo all'inferno avrà termine alla fine del mondo. Non è lui, ma uno spirito - Mâlik - che comanda all'inferno e ai guardiani di questo luogo di tormenti»129.
Altri demoni figurano nel Corano.
-
Le stelle impediscono ai demoni di avvicinarsi al Cielo
Sura XXXVII (GLI
ORDINI)
6. «Abbiamo
ornato il cielo più vicino alla terra con lo splendore delle stelle.
7. L'abbiamo
assicurato dai tentativi degli spiriti ribelli. Essi non udranno più la
voce degli Angeli»130 (F).
q
I
Geni
Il Corano ha adottato la credenza nei geni (in arabo «ginn»):
Sura VI (LE
GREGGI)
100. «Essi
eguagliarono i geni ad Allàh, mentre essi non sono che creature» (K).
-
Essi sono stati creati di fuoco
Sura XV (HEGR)
27. «Prima di
lui [dell'uomo N.d.R.] abbiamo creato i geni di fuoco puro» (F).
-
Alcuni di essi hanno abbracciato l'islàm
Sura XLVI (HACAF)
28. «Ti
mandammo alcuni geni per ascoltare il Corano. Al principio della
lettura, essi si dissero tra loro:
«Ascoltiamo attentamente, e quando essa fu finita, andarono ad
istruire il loro popolo»131
(F).
82 Bisogna forse ricordare che il termine «ecumenismo», in senso religioso, non concerne che la cristianità, quando lo si vede impropriamente e di frequente usato nel campo delle relazioni tra essa e l'islàm (ed altre religioni non-cristiane)? (La presente nota, così come le virgolette con cui noi racchiuderemo questo aggettivo , dovranno costituire per il lettore delle circostanze attenuanti al flagrante delitto d'improprietà che commetteremo a nostra volta). 83
Cfr. J. BERTUEL, op.
cit., vol. I, pagg. 37-39. 84 Cfr. M. KASIMIRSKY, Le
Coran, Garnier 1855, pag. 246, nota n. 1. 85
Cfr. H. LAMMENS, op. cit., pag. 63. 86
Il neretto è nostro;
tale evidenzizione del testo sarà nostra ogniqulvolta la si troverà
mentre verranno citati versetti del Corano. 87 In questo caso,
il Corano identifica i cristiani come coloro che hanno ricevuto le
Sacre Scritture. 88 Cfr. H. LAMMENS, op.
cit., pag. 63. 89 Cfr. CARRA DE VAUX, Dictionnaire Théologique, pag. 1140. Aggiunge don Bertuel: «Quanto alle leggi coraniche ed islamiche, esse paragonano semplicemente i cristiani all'impurità: «Articolo 1. Undici cose sono impure: l'urina, l'escremento, lo sperma, le ossa, il sangue, il cane, il maiale, l'uomo e la donna non-musulmani, la Trinità... Articolo 2. Chi crede nella Trinità è impuro come l'escremento e l'urina...» (Cfr. J. BERTUEL, op. cit., vol. I, pag. 187; cit. in D. LE ROUX, Pietro mi ami tu?, Ed. Gotica, Ferrara 1986, pag. 138). 90 Molti cattolici sostengono ostinatamente questa tesi erronea, credendo che il fatto di essere monteisti o di appartenere alla stirpe (carnale) di Abramo costituisca una garanzia sufficiente per poter affermare che i cristiani, i musulmani e gli ebrei adorino lo stesso Dio; in realtà, tale figliolanza comune può essere accettata solo per via naturale, ovvero come uomini, figli del medesimo Creatore (e ciò vale non solo per i musulmani o gli ebrei, ma per qualsiasi essere umano); ma da un punto di vista della grazia soprannaturale ciò è inammissibile: la Trinità di Dio non è una specie di optional aggiuntivo alla sua unità, quasi che Egli prima sia Uno, e successivamente anche Trino; Egli è Uno e Trino inscindibilmente e essenzialmente, per cui non si può accettare la sua unicità e rifiutare la sua Trinità come se essa fosse un accessorio del tutto secondario. Tale incompatibilità trova conferma anche nelle dichiarazioni del «rettore dell'università del Cairo, Ain-Shamns, il Professor Muhammad Kamel Hussein, personalità di rilievo nel mondo orientale e che ha partecipato a numerosi congressi ecumenici, [il quale] afferma infatti che «la Trinità [...] è il più importante dei punti di divergenza fra le due religioni. Ogni tentativo di forzare i testi per un avvicinamento è per me votato all'insuccesso» (cit. in C. GASBARRI, Cattolicesimo e Islàm oggi, pag. 173). Da parte sua, Muhammad Hamidullah, intelletuale musulamno vicino al noto islamista ecumenico cattolico Louis Massignon, sostiene che «dire ai musulamni essi adorano lo stesso Dio dei cristiani non è esatto, perchè il cristiano è trinitario e il musulmano non adora come Dio, né Gesù né lo Spirito Santo, e ancor meno dei simboli concreti come la croce; non abbiamo il culto dei santi e delle immagini» (ibid., pag. 173; entrambe le citazioni sono state estratte da S. NITOGLIA, op. cit., pagg. 10-11). Si aggiunga inoltre che la Chiesa cattolica ha sempre inteso la discendenza in Abramo non come qualcosa di carnale o genetico, ma come una parentela spirituale, tramite la persona di Cristo, per cui gli islamici sono figli di Abramo carnalmente (mediante Ismaele, figlio di Agar), ma non lo sono spiritualmente, perchè rifiutando la divinità di Gesù Cristo, sono stati diseredati dalle promesse fatte ad Abramo per la su fede nel Messia che sarebbe venuto. 91 Cfr. J. HOURS, op. cit., pag. 20. Aggiunge B. Schlink: «Un altro fatto significativo è che nell'elenco delle caratteristiche di Allàh nella tradizione islamica, ci sono i 99 «nomi di Dio», però manca l'espressione «amore».[...] In questo elenco delle caratteristiche manca anche la parola «padre». [...] Leggiamo in una Sura (Sura XIX, 33) del Corano: «Tutti coloro che sono nei cieli e sulla terra s'accostano al Misericordioso come servi al Signore». Nessuno può avvicinarsi ad Allàh con l'amore di un figlio verso suo padre, così come possiamo noi con Dio, nostro Padre» (Cfr. B. SCHLINK, op. cit., pag. 15). 92
«Per
il Corano, Gesù è pure Messia (nasìh).
Gli esegeti musulmani, tuttavia, gli danno un significato diverso da
quello ebraico-cristiano. Messia, infatti (come in greco Christòs,
da cui il nostro Cristo) non significa per loro «Unto»o «Consacrato»
da Dio come salvatore del suo popolo, ma semplicemente «uno che
tocca» oppure in senso passivo «uno che è toccato». In questa
prospettiva, Gesù è Messia perchè «tocca» i malati e li
guarisce, o ancora perchè è «toccato» ed arricchito dalla bàraka
o benedizione divina. Si noti
che in ogni caso l'islàm ignora il concetto cristiano di Gesù
Redentore dell'umanita, il che non è poco!» (Cfr. D. MARIANO, op.
cit., pag. 19). 93 «A proposito del
dogma dell'Incarnazione [...], il prof. Hamidullah sostiene : «La concezione islamica della giustizia divina non ammette la punizione
di un innocente come condizione per il perdono dei peccati colpevoli
».(Cfr. C. GASBARRI, op.
cit., pag. 176; cit. in S. NITOGLIA, op.
cit., pag. 13). 94
Cfr. BERAUD-VILLARS, Islam d'hier et de toujour,
Arthaud, 1969, pag. 21, nota n. 1. 67 A conferma del fatto che Maometto abbia subito influenze gnostiche ed ereticali, il Corano riporta un miracolo (compiuto per puro esibizionismo) attribuito a Gesù dai vangeli apocrifi (mai riconosciuti dalla Chiesa perchè di redazione anonima e tardiva, e perché spesso contenenti vere e proprie eresie), sommamente diffusi tra gli gnostici, i nestoriani, ed i monofisiti: (Sura V, 110) «Tu formasti con il fango una figura di uccello, ed il tuo soffio lo animò per mia concessione». 98
Secondo Hussein «l'affermazione
che nel Corano vi è la possibilità di un'interpretazione circa la
divinità di Gesù è inaccettabile da qualsiasi musulmano, chiunque
sia, evoluto o meno, moderno o no» (Cfr. S. NITOGLIA, op.
cit., pag. 13). 99
Aggiunge in nota il
Fracassi: «Maometto aveva un doppio nome: Ahmed, e Mohammed. Entrambi derivano
dal verbo hamad, egli
ha lodato. Il primo è
superlativo e significa lodatissimo;
l'altro è un participio e significa lodato:
è il più glorioso che egli assume nel Corano». 100 «E' superfluo ricordare che Gesù, nei Vangeli, non ha mai detto tali cose. E' Maometto che, nel Corano, le mette in bocca a Gesù. Il passo della Toràh in cui - sempre secondo il Corano - sarebbe predetta la venuta di Maometto, e che invece va riferito indiscutibilmente a Gesù, è il seguente: [Dio disse a Mosè]: «Il Signore tuo Dio susciterà per te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto!» (Dt XVIII, 15).... «Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto» (Dt XVIII, 18-19). Ad onor del vero passo biblico non può riferirsi assolutamente a Maometto: Infatti Dio parla all'ebreo Mosè, dicendogli che susciterà tra i suoi fratelli (gli ebrei) un Profeta (che perciò stesso, deve essere ebreo). Maometto, invece, era arabo!... In realtà questo Profeta ebreo predetto quì, è l'ebreo Gesù. S. Pietro infatti, dopo aver guarito nel nome di Gesù uno storpio (At III, 10), predica a tutti gli ebrei che il Profeta predetto da Mosè nel Deuteronomio è Gesù (Atti IV, 11-21), nel nome del quale aveva guarito lo storpio. [...] Ma c'è di più! Gesù stesso dice che la profezia di Mosè si riferisce a lui stesso. Dice, infatti, Gesù agli ebrei che non volevano accettarlo come Messia: «Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me, perché egli di me ha scritto» (Gv V, 46). Il brano del Vangelo, poi, in cui - sempre secondo il Corano - sarebbe predetta da Gesù la venuta di Maometto, è il passo del Vangelo di Giovanni in cui Gesù promette il Paràclito (o Consolatore), cioè lo Spirito Santo: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza» (Gv XV, 26). Vari esegeti musulmani hanno accusato i cristiani di aver falsificato il testo greco di questo versetto evangelico, sostituendo il termine paràklytos (consolatore), al termine perìclytos (famoso), cioè in arabo Ahmad, altro nome di Maometto. E' talmente ingenua questa teoria, che gli esegeti musulmani più accorti non la sostengono più e dichiarano (senza prova alcuna, però) che Maometto vi è preannunciato anche senza ricorrere alla teoria della corruzione del testo evangelico» (Cfr. D. MARIANO, op. cit., pagg. 23-24; più oltre (pagg. 37-42), lo stesso autore, avvalendosi dei papiri e dei codici ritrovati dagli archeologi che risalgono ai primi secoli dell'era cristiana, dimostra in modo inconfutabile come i Vangeli attiualmente in circolazione siano assolutamente identici a quelli scritti nel I secolo, e che quindi non siano mai stati manipolati). 101
Dal Messaggio del
Colonnello Gheddafi ai Capi di Stato del Mondo di gennaio del 1984,
cit. in L'homme nouveau
del 15.04.84 (vedi Mesaggio completo in Appendice pag. ) 102 L'Autore si riferisce al discusso catechismo francese Pierres Vivant (=«Pietre viventi»). 103Secondo la teologia cattolica (ed in particolare, secondo l'autorevole
opinione di San Tommaso d'Aquino, la ribellione di Lucifero e degli
altri spiriti celesti che lo seguirono, avvenne a causa del fatto
che Dio rivelò ad essi che, onde salvare il genere umano e
redimerlo, la seconda persona della SS.ma Trinità si sarebbe
incarnata in un uomo. Lucifero, il più bello degli Angeli, montò
in superbia e si ribellò rifiutandosi di adorare una creatura di
natura inferiore alla sua: Non
serviam tibi! («Non ti serviremo») fu il grido empio di colui
che divenne il principe dei demoni. 104«Tradizioni estranee al Corano parlano di un personaggio, il mahdì («il ben diretto da Allàh»), un discendente di Maometto che purificherà l'islàm e lo innalzerà a religione egemone» (Cfr. Enciclopedia delle religioni, pag. 506). 105
Cfr. H. LAMMENS, op.
cit., pag. 68. 106 Cfr.
J. HOURS, op. cit., pag.
19. 107 Ibid., pag. 18. Il grassetto è nostro. 108 Cfr.
CARRA DE VAUX, Dictionnaire Théologique,
pag. 1140. 109
Cfr. H. LAMMENS, op.
cit., pag. 66. 110 Ibid. 114 Cfr.
H. LAMMENS. op. cit., pag.
69. 115 Oltre alla pena dei sensi, la religione cattolica, poggiando ovviamente sulla divina Rivelazione, insegna che il dannato patisce nell'inferno un altra pena immateriale di gran lunga più straziante della prima: la pena del danno. Essa consiste nel tormento puramente spirituale dell'anima causato dalla consapevolezza di aver perduto per tutta l'eternità l'unico vero e sommo Bene per cui essa era stata creata: Dio. Inoltre essa patisce a causa del rimorso della colpa che non le da mai pace, il rimorso di avere perduto per tutta l'eternità l'amplesso con il suo Creatore, e tutto questo a causa del peccato che ha coscientemente commesso. 116
Secondo la tradizione
musulmana, le hùri (le «bianche»), le vergini pronte a saziare ogni desiderio
dei «beati», «saranno
cocenti di passione e, dopo l'unione carnale, la loro verginità
verrà restaurata» (Cfr. J. BERTUEL, op.
cit., vol. I, pag. 187; cit. in D. LE ROUX, op.
cit., pag.138). 117 Come precisa
M. Kasimirsky, questo versetto indica che le hùri
non porteranno mai i loro sguardi aldilà dei loro sposi. 118 Cfr. J. BERTUEL, op. cit., vol. I, pag. 185. 119
Vedi a pag.
il paragrafo intitolato IMMORTALITÁ DELL'ANIMA. 120 Secondo
la teologia cattolica, la visione beatifica consiste nell'«atto di intelligenza con cui gli eletti conoscono Dio in sé stesso in
modo chiaro ed immediato («Lo vedremo così come Egli è» 1 Gv.
III, 2) La visione beatifica
esclude ogni specie di conoscenza mediata ed analogica di Dio, come
quella che si ha in terra, e consiste in un contatto diretto
dell'intelletto dei beati con l'essenza divina. Trattandosi di cosa
radicalmente irraggiungibile con le sole forze della natura, essa fa
parte dell'ordine soprannaturale, assolutamente gratuito, ed importa
un'elevazione proporzionata dell'intelletto mediante il lume di
gloria» (Cfr. Dizionario Ecclesiastico, Ed. Torinese, pag. 1333, vol. III, voce visione
beatifica). 121
Cfr. H. LAMMENS, op. cit., pag. 69. 122 «Il Corano prevede che eventuali contraddizioni in esso contenute possano venire corrette dai cosiddetti versetti abroganti, giustificandoli col fatto che l'onnipotente Allàh è libero di cambiare idea (Sura II, 106). «Ed effettivamente - scrive Mircea Eliade - il Corano è l'unico libro sacro che conosca la libertà di abrogare taluni passi della rivelazione» (Cfr. M. ELIADE, Storia delle credenze e delle idee religiose, Firenze 1983, vol. III, pag. 82). Esempio famoso è l'abrogazione del versetto delle tre dée, dettato da Maometto per accattivarsi i coreìsciti idolatri, ma poi abrogato: «La tradizione narra che inizialmente, dopo il versetto 20 della Sura LIII, a proposito delle tre dée Allat, Al'Uzza e Manat, seguivano questi versetti: «Esse sono dée sublimi e la loro intercessione è certamente desiderabile». Ma più tardi Maometto si rese conto che quelle parole gli erano state ispirate da Satana, e allora le sostituì con le seguenti: «Veramente non sono altro che nomi che voi ed i vostri padri avete loro attribuito. Allàh non ha concesso loro alcun potere» (Cfr. M. ELIADE, op. cit., pag. 82; cit. in J.M. DE LA CROIX, op. cit., pagg. 128-129). 123 Cfr.
H. LAMMENS, op. cit., pag.
65. 124 Thagut era il nome di una divinità adorata presso gli arabi. 125 Cfr.
CARRA
DE VAUX, op. cit.,
pag.1140. 126 Setta che
proclama la dottrina secondo cui l'uomo resta libero di fissare il
suo «qadar», il suo destino eterno. 127 Setta a
tendenza razionalsta, che nega tra le altre cose anche la visione
beatifica. 128
Cfr. H. LAMMENS, op.
cit., pag. 65. 129 Cfr.
H. LAMMENS, op. cit., pag.
64. 130 «Prima della nascita di Maometto, i demoni [...] si slanciavano nelle sfere celesti, ascoltavano i discorsi di Allàh e degli Angeli e li riferivano ai maghi e agli indovini; ma da allora, Allàh li scacciò con dardi di fuoco e non poterono più penetrare i cieli. Così opinano i dottori musulmani» (Cfr Il Corano, pag. 329, nota n. 3). 131 M. Kasimirsky intravede in questo versetto un episodio della vita di Maometto. Quest'ultimo venne accolto malamente dagli abitanti di Taif, una città dell'Hegiaz, ma una legione di ginn di Nisibis, che si trovava in quel luogo, ascoltò la dottrina del Corano e si convertì all'islàm. Inoltre, secondo la tradizione musulmana, i ginn avrebbero aiutato re Salomone nella costruzione di una città. |