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Gregorio XVI
Cum maxima


All'Arcivescovo di Praga.

Poiché siamo estremamente addolorati ed angosciati per l’addensarsi da ogni parte, nell’asprezza di questi tempi, di gravissimi danni e pericoli per la Religione Cattolica e l’ovile di Cristo a causa dei subdoli inganni e delle nefande macchinazioni di uomini empi, così, mossi dalla Nostra apostolica sollecitudine, cui è affidata per volontà divina la cura di pascolare e governare l’intero gregge del Signore, non tralasciamo alcuna occasione per incoraggiare la vigilanza dei Venerabili Fratelli, affinché s’impegnino a vanificare i tentativi dei nemici ed operino secondo le loro forze per la salvezza delle amate pecore. Ed è con acerbissimo dolore dell’animo Nostro, Venerabile Fratello, che abbiamo appreso da diverse fonti che ora è divampata in Boemia una terribile e spaventosa guerra contro la Chiesa Cattolica e questa Santa Sede Apostolica, ad opera di scismatici, protestanti ed altri Hussiti, i quali, sebbene divisi tra loro nella mostruosa falsità delle idee e nella pestifera varietà degli errori, sono tuttavia assolutamente concordi, per unanime consenso e nefanda cospirazione, con tenebrose insidie e violentissimi sconvolgimenti, nell’intento di far vacillare, anzi abbattere dalle fondamenta – se mai fosse possibile – la Religione Cattolica e annientare e disperdere il gregge di Cristo. In verità, codesti accortissimi artefici di frode e fabbricatori di menzogna, per indurre all’errore soprattutto gli sprovveduti e gli ignoranti, e strapparli dalla fede cattolica, pongono in atto ogni insidia e inganno per impadronirsi di animi semplici e rozzi, per confonderli con falsità e fandonie.

Per esempio, gli scismatici si attribuiscono con turpe menzogna la gloria della cristianizzazione dei popoli slavi, quando testimonianze antichissime e altrettanto autentiche apertamente affermano e dimostrano che gli Slavi stessi furono tratti dalle tenebre dell’errore alla luce del Vangelo ad opera della Chiesa di Roma e di Costantinopoli, e che furono istruiti nei precetti della legge cristiana prima che fosse instaurato l’esecrabile e doloroso scisma, principalmente da Michele Cerulario. Che se anche fosse vero ciò che gli scismatici inventano e vanno predicando circa la propria antichità, per confondere i fedeli, anche in questo caso la loro setta dovrebbe essere totalmente rifiutata, dato che l’antichità dell’errore non può impedire che la verità prevalga e vinca.

Gli Hussiti invero, tendendo imboscate e traendo segretamente dalla faretra i dardi per saettare furtivamente i fedeli, non si peritano di far passare per restauratore della religione e della gloria nazionale quell’uomo scellerato che a causa dei suoi pestiferi errori fu condannato non solo dai Romani Pontefici Nostri Predecessori, ma anche dal Concilio generale di Costanza, e che per le gravissime sedizioni, con cui operava per sconvolgere la società civile, fu mandato a morte dall’autorità laica. Essi giungono a tal punto di nequizia e impudenza che non arrossiscono nel celebrarlo come martire della vera fede, e nel venerarne l’immagine. I Protestanti, poi, che riconoscono in Giovanni Huss uno dei propri padri, e che fin dall’origine avevano tentato invano di stabilire un’alleanza coi Greci scismatici, ora esultano, e quasi trionfano, poiché ritengono che sia ormai giunto il momento in cui il nome di Giovanni Huss e la conclamata razionalità del rito greco scismatico potranno avvicinare alla loro setta i figli della Chiesa Romana, e congiungerli ad essi. Chi non sarebbe oppresso da un acerbissimo dolore, Venerabile Fratello, vedendo questi irriducibili nemici della Religione Cattolica invadere la vigna del Signore con tanta esecrabile perversità e sfrenata audacia, e assalire questa Cattedra di Pietro, sulla quale come su un saldissimo fondamento poggia tutta la grandezza della Religione di Cristo Signore, col chiaro proposito di dilaniare più facilmente le membra della Chiesa? Per questo, Venerabile Fratello, pur conoscendo assai bene quale e quanta sia la tua pietà, il tuo timor di Dio, il tuo zelo, e pur nutrendo la massima fiducia nella tua pastorale sollecitudine, tuttavia non possiamo, in un frangente così critico per codesti fedeli, fare a meno di appellarci insistentemente alla tua particolare vigilanza e di incoraggiarti a custodire e proteggere con il maggior impegno e il maggior ardore il popolo cristiano contro i sacrileghi persuasori. Tu sei certamente ben consapevole che è necessario combattere con l’asprezza che la situazione richiede, e provvedere, per quanto è possibile, perché non si affermino altri principi all’infuori di quelli che da Cristo Gesù sono stati affermati, e perché i fedeli non siano circuiti dalla nequizia e dall’astuzia di uomini che li insidiano per indurli all’errore. Sarà quindi tuo compito, Venerabile Fratello, non tralasciare alcuna cura, alcun impegno, alcuno sforzo perché, custodendo integro ed inviolato il santissimo patrimonio della fede, tu possa svelare gl’inganni e gli artifizi dei nemici, sventarne gli empi disegni, opporti ai loro sforzi e persuadere in tutti i modi e incessantemente i fedeli a rimanere saldi nella professione cattolica, a non lasciarsi fuorviare dalle frodi e dai raggiri degli empi, né ammorbare dai loro veleni di serpi. E poiché, abilissimi architetti di perversioni volte alla rovina dei fedeli, non desistono dal divulgare ogni giorno e moltiplicare pessimi e perniciosissimi libri composti con arte e perizia, per questo ti esorto a non lasciare nulla d’intentato, armato della tua esimia sollecitudine pastorale, per tenere lontano il gregge a te affidato da questi letali pascoli e da queste fonti avvelenate, affinché sia scongiurata una tale peste.

Perché tu possa, Venerabile Fratello, far fronte nel modo più adeguato a così imminenti pericoli, non cessare mai di rivolgere ogni tua cura e pensiero a codesto tuo seminario episcopale, affinché i chierici adolescenti vi siano compiutamente formati ad ogni virtù e pietà, e, attraverso le lettere e le più severe discipline, specialmente teologiche, e la conoscenza della storia sacra, siano convenientemente istruiti sulla più autentica natura e norma della dottrina cattolica. Così infatti, educati con i migliori fondamenti, dotati di integrità di vita e di costumi, edotti nelle sane dottrine, potranno col tempo, e con l’aiuto di Dio, entrare nella battaglia, ed istruire rettamente le menti e gli animi dei fedeli con i santissimi precetti della fede, difenderli dagli errori, confondere gli oppositori, e combattere le battaglie del Signore. E qui, Venerabile Fratello, tributiamo le debite lodi al diletto figlio Rost, che quale rettore dello stesso seminario, e a te devotissimo, sappiamo che svolge con scrupolo e diligenza il suo compito di assicurare nel seminario la migliore disciplina e il migliore ordinamento degli studi. Non dubitiamo affatto, Venerabile Fratello, che, dato il tuo ben noto zelo, persisterai nella difesa della fede ortodossa e del tuo gregge, mantenendo strenuamente la tua posizione con tutto il tuo ardore e la tua prudenza, e ti adoprerai di strappare le pecore a te affidate dai raggiri e dagli assalti dei lupi rapaci, e di porle incolumi in salvo. Noi certamente non ometteremo, nell’umiltà del Nostro cuore, di elevare a Dio le preci più fervide, perché voglia assisterti sempre, Venerabile Fratello, con gli amplissimi doni della sua grazia, nel parare le astuzie dei nemici della Religione Cattolica e nell’assolvere compiutamente la tua missione.

Con questa lettera, infine, testimoniamo nuovamente e confermiamo il Nostro fraterno amore verso di te, e impartiamo dal profondo del cuore l’Apostolica affettuosa Benedizione, auspice di ogni dono celeste per te, Venerabile Fratello, e per il gregge affidato alla tua cura.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 31 marzo 1844, anno quattordicesimo del Nostro Pontificato.