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Gregorio XVI
È lungo tempo


Al signore del Tigré in Abissinia.

È lungo tempo che il tuo popolo è separato da Noi. Noi però ti abbiamo sempre amato, e abbiamo desiderato di essere amati da te. Ora che l’affettuosa tua lettera, e gli uomini che Ci hai mandati, mi assicurano del tuo affetto verso di Noi, questa notizia Ci ha riempito l’animo di gaudio e amorosamente ti stringiamo al Nostro seno.

Iddio vi ha dato, per il governo della sua Chiesa, la potestà di Pietro, e con essa l’abbondanza dei tesori celesti. Quanto saremo consolati se Ci sarà dato d’usarne per il bene tuo e del diletto tuo popolo a pro delle anime vostre, per le quali il Nostro Signore Gesù Cristo versò il sangue Suo prezioso! Quattro persone del tuo paese rimangono qui con me, e con te si trovano uomini miei, spirituali miei figli. Questi ci ricorderanno l’amicizia che ora si è stabilita fra noi: considera pertanto che se Noi fossimo uniti nella fede, in quella fede pura che è fondamento della vera carità, la Nostra amicizia sarebbe eterna. Tu che sei saggio, rifletti a questo importante affare.

Ricevi infine con affetto di figlio alcuni pochi doni che ti mandiamo. Desideriamo vivamente che sopra te si adempia la divina misericordia fin dove si estende la speranza del Nostro paterno cuore affettuoso.

Dato a Roma, dal palazzo Apostolico del Quirinale, questo dì 29 agosto 1841, anno undecimo del Nostro Pontificato.