AUTORI DEL GENOCIDIO RUSSO

Scrivere una storia del genocidio del popolo russo perpetrato sotto la presidenza Eltsin, significa fare una lista di personaggi in maggioranza ebrei. Vediamone alcuni palesati dalle notizie di cronaca. Boris Beresovski, 53 anni, ex-matematico, ebreo. Il principe degli oligarchi. Banchiere della famiglia e di tutto l’entourage di Eltsin. Padrone di un impero mediatico (tivù “Ort”, quotidiano “Kommersant”,…). Chiamato da Soros “il genio del male” (da L’Espresso del 19/08/99). Mise insieme il “cartello dei sette oligarchi” che fecero vincere Eltsin, nonostante quest’ultimo fosse scivolato in ultima posizione nei sondaggi. Affiancatori di Beresovski (da L’Espresso del 19/08/99): Alexander Voloshin, (etnia da appurare) capo dell’amministrazione presidenziale e privatizzatore (assieme a Beresovski) dell’azienda statale di automobili Vaz (i primi 50 milioni di dollari guadagnati ai danni dei cittadini russi), e Roman Abramovic, 33 anni, capo della compagnia petrolifera Sibneft, uno dei più potenti affaristi russi, allievo di Beresovski, ricco petroliere e il principale finanziatore del Cremlino, le sue società petrolifere sono indagate per il riciclaggio dei soldi del FMI destinati ai russi. E' stato introdotto nella "famiglia" da Boris Berezovskij nel 1991, e da lui ha ottenuto i primi finanziamenti per i suoi affari. Nel '92, a 26 anni, dirotta illegalmente in Lettonia 55 cisterne di gasolio destinate alla guarnigione di Kalingrad, sul mar Baltico, atto con cui inizia la “carriera” di oligarca. Ma il suo impero è ancora perlopiù avvolto nel mistero. Vladimir Gusinski, 49 anni, in odore di amicizie con mafiosi, è il banchiere del sindaco. Presidente del Congresso Ebraico Russo. Gran nemico di Beresovski. Proprietario di un impero editoriale, Most. La moglie Elena Baturina è titolare dell’Iteko, in affari con società che riciclano denaro sporco. Felipe Turover, (ebreo) uomo d’affari russo ma con doppia nazionalità, spagnola e israeliana. Il suo passato è oscuro: ha fatto fortuna nei traffici finanziari della Russia postsovietica. Testimone nei processi dell’affaire Pacolli-Borodin-Eltsin, poiché si occupava di recupero crediti e consulenze per i contratti riguardanti i paesi dell'ex Unione Sovietica. Uno di questi riguardava proprio la Mabetex e i suoi affari finanziari con la Banca del Gottardo, un istituto di Lugano con ramificazioni in Lussemburgo, alle Bahamas e a Hongkong. (dal Corriere della Sera del 27/08/99 e “Repubblica” del 03/09/99). Alexandre Konanykhine, (etnia da appurare) (dal Corriere della Sera del 20/09/99) membro dell’entourage di Eltsin, vicepresidente della Menatep Bank di Mosca, di proprietà di Mikhail Khodorkovsij, (etnia da appurare) oligarca proprietario della Yukos, la seconda società petrolifera russa ed ex-presidente della Menatep, banca fallita nel ’98; capo assoluto dell’impero finanziario Rosprom; suo obiettivo: “far fuggire miliardi di dollari dalla Russia”, secondo documenti CIA. Kagalovskij Kostantin (ebreo) consigliere economico del Cremlino, un riformatore immediatamente entrato nel giro delle banche russe alla caduta del sistema sovietico, è stato rappresentante della Russia al Fondo monetario internazionale dal 1992 al 1995. Vicepresidente della compagnia petrolifera russa Yugos, amico dell'ex premier Cernomyrdin, in passato ha guidato la Menatep, banca russa ormai di fatto insolvente indagata per i rapporti di affari con la Bank of New York. E' anche legato al mondo politico americano, ed è stato "consulente" di Al Gore per la campagna presidenziale. Sua moglie è Natasha Gurfinkel (ebrea), vice presidente senior della Bank of New York per le attività nell'Est, è una delle figure centrali in quello che gli investigatori federali sospettano essere uno dei più grandi traffici di riciclaggio di denaro della storia. Sette anni fa è stata mandata in Russia con un team di funzionari di banca americani per “aiutare” l'ex Unione Sovietica a creare un sistema bancario di tipo occidentale. (da “Repubblica” 03/09/99). La Swiss American Bank, controllata dal finanziere Bruce Rappaport, passaporto israeliano, svizzero e americano, ebreo di Haifa, ha fondato la Inter Maritime Bank di Ginevra al quale la Bank of New York ha affidato molte delle sue carte di espansione del business in Russia (oltre che in una decina di altri paesi). Il suo impero finanziario comprende inoltre compagnie petrolifere, armatoriali e commerciali. Fra ottobre ’98 e marzo ’99 vi sono transitati almeno 4,2 miliardi di dollari, più di tutti gli introiti petroliferi russi di un anno (dal Corriere della Sera del 04/09/99). Sarebbe anche "confidente" del capo della Cia Bill Casey (da “Repubblica” 03/09/99). Lucy Edwards, (ebrea, vero nome Lyudmila Pritzker) Dirigente della sede londinese della Bank of New York con l'incarico di seguire i mercati dell'Est, moglie di Peter Berlin, (ebreo), titolare della società Benex vicina al boss della mafia russa Moghilevic, di cui Berlin è la mente finanziaria. La Edwards avrebbe approvato l'apertura del conto Benex presso la Bank of New York, attraverso il quale sono transitati almeno 10 miliardi di dollari sporchi. Semion Mogilevich (ebreo) boss della mafia russa, intestatario della maggior parte dei conti bancari della Benex attraverso cui sono passati gran parte dei miliardi di dollari dirottati verso i paradisi fiscali. Conti ginevrini intestati a Viktor Bondarenko (etnia da appurare) nato in Russia ma con passaporto americano, e a Pavel Borodin (etnia da appurare) … (dal Corriere della Sera del 05/09/99). Da “Avvenimenti” del 03/10/99: Gregori Luchanskij russo lettone, cittadinanza israeliana (secondo il “Corriere della Sera” del 10/10/99 invece: kazako di Tashkent con passaporto russo e israeliano). Due ex direttori della CIA (James Woolsey e John Deutch) lo hanno definito: “Trafficante di droga, di armi e di materiale nucleare, boss della mafia russo-ebraica, e riciclatore di soldi sporchi”. Un rapporto dell’Interpol conferma. E’ tra gli organizzatori delle raccolte di fondi elettorali per i “Democratici”, ha buonissimi rapporti con Clinton e Al Gore (ebreo), vi sono lettere di ringraziamento dei due politici americani, foto di cene e strette di mano negli USA e al consolato USA di Tel Aviv. Dopo lo scandalo dei finanziamenti stranieri a Clinton, al suo posto si presenta il suo socio nella Nordex, Vladimir Rabinovic (ebreo), uomo d’affari ucraino. Da Francesco Cianciarelli, “Predoni…padroni planetari”, Due Emme 1999: La Gosbank, la Banca Centrale Russa, è di proprietà di 12 privati, sui quali, anche dopo il crollo dell’Impero Sovietico, mai nessuno ne ha parlato e parla. Il “Sancta Sanctorum” dei dodici Apostoli della Banca Russa, i cui principali azionisti sono gli Aschberg, ebrei-svedesi. Pjotr Aven e Michael Fridman sono i proprietari del Gruppo “Alfa”, che annovera: Banche, Società di investimenti, Immobili, Costruzioni e Petrolio. Aven inoltre è stato Ministro del Commercio Estero. Sempre da “Avvenimenti” del 03/10/99, pag. 28: “La rete di Tel Aviv”. “Andando a cercare tra le carte di quell’inchiesta (condotta in Italia dall’ex magistrato Carlo Palermo) si viene a scoprire anche un possibile terzo paese protagonista di questa vicenda. Negli anni Ottanta Israele svolge un’intensa attività “commerciale” con Paesi che si affacciano sul Mar dei Caraibi. In altre parole Tel Aviv vende armi e addestra gli squadroni della morte di quell’area, così come gli eserciti privati dei cartelli colombiani della droga. Per poter fare ciò le società di copertura di queste operazioni si appoggiano a società e banche di comodo off-shore, con base nei Caraibi stessi. Luogo preferito, manco a farlo apposta, è Antigua. L’uomo di Antigua è un certo Maurice Sarfati, ufficialmente uomo d’affari israeliano, in realtà agente del Mossad. Costui finanzia regolarmente il governo (e i governanti) di Antigua attraverso la Overseas Private Investement Corporation (Opic). Sarfati è anche l’uomo della Bcci sull’isola. Proprio attraverso la Criminal-bank Sarfati conosce Rappaport, a cui vende il 50% della Opic, oggi Swiss American Bank. Quando anni dopo da queste parti passeranno i soldi rubati dai cleptocrati di Mosca il Mossad non potrà esserne all’oscuro, se non addirittura partecipare direttamente all’affare. Una riflessione. Natasha Gurfinkel (Kagalovskij) e Ljudmilla Pritzer (Edwards) sono ebree, Gregori Luchanskij e il suo socio Vadim Rabinovic pure, Rappaport è israeliano, lo stesso vale per altri personaggi di questa vicenda, come per le società di Antigua. Non è esagerato sospettare che anche Israele centri qualcosa nel Russia-gate”. Da “La Repubblica” del 03/09/99: “Mogilevic Semionov [ebreo, nda.]. Oscuro padrino della "mafia rossa", l'organizzazione mafiosa che in soli sei anni si è imposta come uno dei più pericolosi cartelli del crimine mondiale, è noto come il padrino intelligente, o brainy don. E' laureato in economia, ha intuito finanziario, si contorna di persone di cultura. A 53 anni è considerato uno dei capimafia più potenti del mondo. Le sue attività illecite spaziano dalla prostituzione al traffico di scorie nucleari, dalla droga alle pietre preziose, al commercio di opere d'arte rubate. Controlla operazioni in Europa, ma ha interessi anche negli Stati Uniti e in Canada. Ha ammassato un'enorme fortuna personale con il traffico d'armi in Russia dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Secondo lo Fbi, all'epoca del ritiro delle forze militari sovietiche dalla Germania dell'Est, molti generali russi vendettero le loro armi a Mogilevic, che le rivendette a prezzi gonfiati a Iraq, Iran e Serbia. Secondo l'intelligence britannica, il magnate vale 100 milioni di dollari. La seconda colonna del suo impero finanziario è la Arbat International, società petrolifera di import-export registrata a Alderney, paradiso fiscale nelle isole della Manica. Nei primi anni Ottanta, Mogilevic abbandona Mosca e le lotte intestine della mafia locale. Si stabilisce per un periodo in Israele e in seguito, dal 1991, in Ungheria. A Budapest getta le basi di un'organizzazione criminale planetaria che ha infiltrazioni anche all'estero, dagli Stati Uniti fino alla Nuova Zelanda. Secondo lo Fbi, sul suolo americano Mogilevic sfrutta la collusione con la polizia e con influenti rappresentanti della scena politica. Negli Stati Uniti, le sue attività si concentrano sul riciclaggio del denaro sporco, che condurrebbe attraverso la società americana YBM Magnex International, legata alla Benex, al centro dello scandalo della Bank of New York. L'organizzazione mafiosa del "padrino intelligente" sembra avere legami anche con la camorra italiana”. Da “Il Resto del Carlino” del 21/05/99: arrestato a Rimini boss della mafia russa di origine ebraica, Yossif Arnoviz Roizis, 52 anni, detto “il cannibale” (“Ludoyed”). Cittadinanza ucraina e statunitense, abitazione a Fano, era il terrore dei commercianti dell’ex Urss, con un giro di estorsioni da cento miliardi all’anno. Negli anni ’70 riuscì a lasciare l’Unione Sovietica e ad andare in Israele, dove nacque suo figlio, poi si stabilì negli Stati Uniti, dove fece il commerciante e ottenne la cittadinanza. In Italia venne arrestato già nel ’95 come luogotenente del moldavo Monya Elson (ebreo ?), inseguito da una richiesta di estradizione negli USA per omicidi, estorsioni e droga, ma gli inquirenti non riuscirono a trovare imputazioni per le attività di copertura dei due nel nostro paese. In odore di ebraismo è, secondo i maligni, persino l’antisemita Vladimir Zhirinovsky, “[…] l’istrionico demagogo capo di un partito che si è autobattezzato ‘liberaldemocratico’, gode del 5 per cento dei voti ma anche di ricchi e misteriosi finanziamenti, e da sempre è indicato come il capo di una ‘finta opposizione’ di estrema destra, sempre vicina al Cremlino nei momenti di crisi”, nonché in ottimi rapporti con mafiosi e banchieri. (Da “Sette” n°38/1999) Dal Corriere della Sera del 01/09/99: “Dini presenta Avramovic <Il dopo Milosevic è suo>. L’economista dell’opposizione jugoslava a Roma”. Si tratta di Dragoslav Avramovic [un parente di Roman Abramovic? Nda.], 82 anni, ex governatore della Banca di Jugoslavia. Alla presentazione ufficiale come successore di Milosevic scelto dall’Occidente, Dini ricorda l’antica amicizia con il vecchio banchiere, le comuni esperienze alla Banca Mondiale. Un giorno dopo D’Alema in un suo discorso comincia stranamente a fare aperture verso le esigenze del popolo serbo. Ora che Milosevic è ritenuto con le ore contate e che il Mondialismo ha scelto il suo uomo con cui amministrare quella zona strategica (vero ed unico obiettivo della guerra alla Serbia), può finire la farsa della crociata anti-serba e esclusivamente filo-kosovara. Dal Corriere della Sera del 24/09/99 apprendiamo che la presidente di turno della Confederazione elvetica è tale Ruth Dreifuss, di origini ebraiche, leader sindacale. A lei spetterà dirigere tutte le indagini riguardanti le banche svizzere, dal riciclaggio russo all’ “oro degli ebrei” depositato dalla Germania nazista (quest’ultimo caso da lei definito un “processo pedagogico” per la Svizzera e “la seconda Marignano nazionale” [riferimento alla battaglia di Melegnano che nel 1515 costrinse gli svizzeri ad una ritirata umiliante]). Non è difficile immaginare che le indagini svizzere possano stranamente risparmiare oligarchi russi di origine ebraica e stato israeliano, responsabili del genocidio russo. E'un dato di fatto che tanti appartenenti alla comunità ebraica approfittino delle grandi abilità di aggiotatori e della loro rete di connessioni internazionali per accumulare capitali estorti a popoli più ingenui e senza i mezzi adeguati per difendersi. Ecco allora che le dichiarazioni di tanti politici e uomini di cultura russi non appaiono più come frutto di fantasia “antisemita”, ma dette a ragion veduta: Da “Antisemitism World Report 1997” dell’ADL: “il 2 novembre [1997] il portavoce della Duma Gennady Seleznev fa notare come Beresovsky stia ‘conducendo una rivoluzione anti-russa nella televisione pubblica’”. Da “L’italiano” del 04/04/97: “Washington. 21 marzo. Sospesi gli aiuti Usa alla Bielorussia. La decisione viene in risposta all’ultimo giro di vite repressivo deciso dal presidente Lukascenko, di cui è stata vittima anche la Fondazione Soros [dell’omonimo magnate ebreo, ndt.]”. Da “Diario della settimana” del 24-30/06/98: “[…] Eppure quest’uomo inaffidabile [Lukascenko, ndt.], che loda in pubblico la politica interna di Hitler, imprigiona gli oppositori e si prende il lusso di incriminare George Soros per malversazione, è a capo anche della comunità economica formata con Russia, Kirghizistan e Kazakistan e della Confederazione russo-bielorussa, cioè di alcune delle più importanti fra le architetture sovranazionali con cui Mosca tenta di garantirsi un’area di influenza da contrapporre a quelle europea e americana”. Da “der Spiegel” n°44/1999: “[…] Nella futura unione slava, come l’ha in mente l’ex direttore di demanio sovietico [Lukascenko], non dovranno più esserci ‘oligarchi e criminali’ e nessuno che ‘si inginocchi davanti alle canaglie del Fondo Monetario Internazionale’”. Ora capiamo perché i bambini di Cernobyl vengono lasciati al loro destino privi di aiuti dall’Occidente filo-americano. L’ebreo Enzo Bettiza su “Panorama” del 10/09/98: “[…] Sentiamo e vediamo spesso Zjuganov riempirsi la bocca con citazioni tratte da Lenin. Ma, come tutte le sue manovre ostruzionistiche e conservatrici, persino il suo leninismo dà un suono falso e posticcio: Certamente Lenin pronunciò frasi tremende in anni terribili: mai però gli sarebbe venuto in mente di scrivere quanto Zjuganov ha scritto in un libro programmatico del 1995, intitolato Io credo nella Russia: ‘La civiltà slava, incarnata dall’impero russo, è diventata l’ultimo bastione contro la diaspora ebraica, perché la convinzione degli ebrei di essere chiamati a governare il mondo esercita ormai un notevole influsso sulla coscienza occidentale”. Dal “Corriere della Sera” dell’08/09/98, Franco Venturini, inviato a Mosca: “[…] Il programma ufficiale [del partito di Zjuganov, ndt.] prevede lo stop delle privatizzazioni, sussidi statali all’industria e protezionismo verso il mondo esterno […]”, pur “auspicando gli investimenti stranieri”. Ora capiamo perché l’ambiente mondialista internazionale cerca di demonizzare e mettere fuori legge Zjuganov e il suo partito. Da “La Stampa” dell’11/11/98: “[Anna Zafesova] Ma lei pensa davvero che in Russia esiste il ‘problema ebraico’? [Makashov] Prenda tutti i premier e i ministri degli ultimi anni, i media – giornalisti e padroni – i banchieri, e guardi di che nazionalità sono. [Z.] Come, tutti ebrei, senza alcuna eccezione? [M.] Sa quanti sono i russi nel governo? Ce n’è uno solo ed è l’autista che porta i ministri in ufficio la mattina. [Z.] Cosa avete intenzione di fare? [M.] Bisogna arginarli. Ma con metodi legislativi. [Z.] Che cosa intende? [M.] Agli ebrei deve essere assegnata una percentuale fissa di posti che contano. Lo scriva: in Israele vivono 6 milioni di persone, di cui un milione di arabi. Ma non c’è nemmeno un ministro arabo. E’ giusto? L’85% della popolazione è russa, devono essere rappresentati in proporzione. [Z.] E quanti sono gli ebrei? [M.] Non lo so, lo chieda a qualcun altro, ma meno dell’uno per cento”. Da “La Padania” del 20/11/98: “[…] Presto verrà pubblicato un libro scritto dal leader del Pc russo, Ghennadi Ziuganov tre anni fa, dove l’idea di un complotto ai danni della Russia emerge con chiarezza – spiega lo scrittore ed editore Claudio Mutti -. Zjuganov analizza l’assalto dei grandi gruppi finanziari internazionali che operano senza scrupoli, da veri pescecani e gangster, per depredare i russi e far evadere migliaia di miliardi verso le banche e le società occidentali. In questo discorso fa capolino anche la presenza di un gotha, di una specie di cupola dell’Alta Finanza secondo i comunisti russi dominata dagli ebrei”. Antonio Socci su “Il Giornale” del 14/11/98: “[…] il generale deputato Albert Makashov, di quel partito comunista russo che è determinante a Mosca, diffonde le sue infamie antisemite, accusa ‘i giudei’ di controllare il potere politico, economico e le televisioni e di provocare la rovina finanziaria della Russia. Li chiama ‘sanguisughe’. Makashov – che già nel 1993, nel tentato golpe contro Eltsin, era andato all’assalto della tv con la pistola – oggi tuona contro le televisioni: ‘Giudei, la rabbia del popolo si abbatterà su di voi’. Il partito comunista di Zjuganov difende il generale. Nel 1996 – sconfitto alle presidenziali – lo stesso Zjuganov se la prese con il complotto delle tv dove – secondo lui – c’erano troppi giornalisti con facce ‘non russe’”. Da un’agenzia Reuters del 15/12/98: Viktor Ilyukin, parlamentare del partito comunista e capo del comitato di difesa in un discorso alla camera bassa della Duma ha affermato che gli ebrei sono responsabili del “genocidio” del popolo russo. “Tale genocidio in larga scala non sarebbe stato possibile se l’entourage di Eltsin e del precedente governo fosse consistito principalmente di membri della gente indigena piuttosto che membri della sola nazione ebraica, sebbene tale nazione sia senza dubbio abile, pragmatica e abbia apportato molti benefici all’unione Sovietica”. Dal “Corriere della Sera” del 17/08/99: “[Maurizio Caprara] Ilyukin, lo sa che con le sue dichiarazioni antisemite lei in Europa desta preoccupazioni? [Viktor Ilyukin] Io mi limito a far notare che mentre i russi sono l’85% del popolo, nel governo sono rappresentati da pochissimi personaggi. Gli altri sono di una sola etnia… [Caprara] Basta così, con lei di ebrei non vale la pena parlarne.” Un’agenzia dell’Associated Press Writer Anna Dolgov del 23/12/98 riporta una lettera in cui Zjuganov condanna il sionismo: “[…] la nostra gente non è cieca. Essa non può fare a meno di vedere che la diffusione del sionismo nel governo dello stato russo è una delle ragioni dell’attuale condizione catastrofica del paese, dell’impoverimento di massa e del processo di estinzione del suo popolo”. Più avanti Zjuganov sottolineerebbe “il ruolo aggressivo e distruttivo del capitale sionista nel collasso dell’economia russa e nelle ruberie di beni nazionali”. Reuters di Larisa Sayenko del 07/12/98: riporta che il summenzionato magnate nonché segretario della CSI Beresovsky in un discorso a Minsk il 07/12/98 in occasione di una visita a tutti i 12 stati, si lagnava così: “[…] Questo [lo sciovinismo etnico, nda.] è probabilmente la più grande preoccupazione di ogni stato della CSI, perché ne sono affetti tutti quanti senza eccezione”. Sempre nella stessa occasione Beresovsky elogiava Eltsin per aver silurato il suo capo del personale e tre deputati a causa della loro scarsa risposta nei confronti dell’”estremismo politico”, e si vantava di aver chiesto per due volte la messa al bando del partito comunista per le dichiarazioni del suo deputato Makashov, affermando “[…] credo che il partito comunista debba essere messo fuori legge, perché sta veramente diventando un partito nazista […]”.

LA STORIA SI RIPETE

D’altronde non è un mistero – nonostante l’alone di silenzio che circonda qualunque responsabilità degli ambienti ebraici – che il bolscevismo abbia ricevuto la sua linfa intellettuale e organizzativa, nonché i finanziamenti, da personaggi di origine ebraica. Oggi si scredita tale discorso dicendo che a sostenere questa tesi erano il ministro della propaganda nazista Goebbels e il Vaticano pre-conciliare; ma è lo stesso storico antifascista Ernst Nolte ad aver sottolineato come l’ascesa di Hitler e le stesse esplosioni di antisemitismo non fossero che una reazione al pericolo del focolaio bolscevico, attizzato da commissari ebrei. [+ articolo del Corriere…] A riprova del ruolo giocato dall’elemento ebraico anche nelle vicende russe abbiamo infinite testimonianze contemporanee di personaggi di ogni provenienza. Vediamone alcune. 

- Il dottor Oscar Levy in The World Significance of the Russian Revolution vantò che “Elementi ebrei guidano contemporaneamente il comunismo ed il capitalismo”. 

- Il rapporto del Servizio Segreto americano archiviato con la sigla 7-618-6 np 912 S.R. 2 II.

- La relazione dell’ambasciatore dei Paesi Bassi a Pietroburgo Sig. Oudendyke, pubblicata nel Libro Bianco del Governo Britannico nell’aprile del 1919.

- Il rapporto del Sig. Edgar Sisson, inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, pubblicato dal Comitato d’Informazione Pubblica degli Stati Uniti (“informazione di guerra”, serie n.20, ottobre 1918) e nel 1931 nel libro One Hundred Days.

- La testimonianza dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca David R. Francis del 1917.

- Il rapporto del reverendo George A.Simmons, sovrintendente della Missione Metodista di Pietrogrado fino all’ottobre 1918, giurato davanti al Senato degli Stati Uniti (Documentazione del Senato degli Stati Uniti, vol. III, n. 62-65. Prima Sessione).

- La testimonianza di Victor Marsden, uno dei giornalisti di maggior notorietà in Gran Bretagna e corridpondente del “London Post” a Mosca per 10 anni (V.Marsden, Jews in Russia).

- La testimonianza di Henry Ford (H.Ford, The International Jew), fondatore dell’omonima casa automobilistica, che aveva una conoscenza diretta del mondo dell’alta finanza ebraica.

- La testimonianza di Douglas Reed, ex vice-direttore del “Times” di Londra, pubblicata in una serie di articoli con i risultati delle sue osservazioni e ricerche sui primi tempi della rivoluzione d’ottobre.

- Il rapporto della Commissione Overman, letto davanti al Senato degli Stati Uniti il 12 febbraio 1918.

- Le rivelazioni di Robert Wilton, corrispondente del “Times” di Londra in Russia per 17 anni e testimone oculare di eccezionale qualità, che riprodusse documenti ufficiali nel suo libro The Last Days of the Romanovs.

- La testimonianza dell’esiliato russo Boris Brassol, che visse in patria durante i primi ani della Rivoluzione (B.Brassol, The World at the Cross-Roads).

- L’opinione di Winston Churchill, espressa nell’articolo “Zionism and Bolshevism” apparso sull’”Illustrated Sunday Herald” l’8 gennaio 1920.

- La testimonianza di A.Homer, uomo di scienze e pubblicista britannico, in un articolo “Judaism and Bolshevism” pubblicato in tre puntate il 21 e 28 ottobre e il 4 novembre 1933 dal “The Catholic Herald”.

- Il rapporto di Scotland Yard al Governo Britannico nel 1918 menzionato nel documento 86100, 5067, archivi del Senato degli Stati Uniti, Comunicazione dell’ambasciatore Francis al Segretario di Stato Lansing.

- La voce “Ucraina” dell’Enciclopedia Britannica (Edizione 1966).

- La testimonianza del console nordamericano John Caldwell, rappresentante del suo paese a Kiev, in un telegramma al suo segretario di stato (Dossier n. 59, documento n. 86100, 2205, Dipartimento di Stato).

- La testimonianza dello storico britannico W.Russel Batsell nel suo libro Soviet Rule in Russia (Londra 1925), confermata da Nesta H.Webster (The Surrender of an Empire, p. 77), da H.Ford, da Robert H.Williams (Know your Enemy), da D.Reed ed altri.

- La testimonianza di Francois Coty, noto reporter dell’allora più importante giornale francese, “Le Figaro”, pubblicata il 20 febbraio 1932.

- Le rivelazioni della Sig.ra Ariadna Williams, vedova del dottor Harold Williams, corrispondente in Russia per molti anni del “Manchester Guardian”, che pubblicò le di lui memorie nel 1919 sotto il titolo From Liberty to Brest-Litovsk (Macmillan, Londra, 1919) Tutti gli articoli di Wlliams riguardanti la questione russa vennero riepilogati un anno più tardi dall’editore del “Morning Post”, H.A.Gwynne (The Cause of World Unrest, Grant-Richards, Londra, 1920).

- Un articolo del “Jewish Chronicle” di Londra del 4 aprile 1919 che vantava la paternità ebraica del bolscevismo.

- Una dichiarazione di Alfred Nossig uno dei più lodati capi spirituali del giudaismo, del 1925 (cit. da Léon de Poncins in Les Forces Secrètes de la Rèvolution, pp. 158-160, ed. inglese).

- Una lettera del dottor Oscar Levy, ebreo americano, riprodotta nella prefazione del libro di G.Pitt-Rivers The World Significance of the Russian Revolution (1920).

- Un documento ebraico citato dal londinese “Sunday Times” del 4 aprile 1920.

- Diversi storiografi ebrei: William Zuckerman (The Jews in Revolt); Angelo S.Rappoport (The Pioneers of the Russian Revolution, Londra 1918, pp. 249-250); Norman Bentwich (articolo pubbl. sul bollettino del B’nai B’rith, Londra, 1933, The Pioneers of the Russian Revolution); il giornalista ebreo René Gross sulla rivista “Le Nouveau Mercure” (Parigi, marzo 1927); Bernard Lazare (L’antisemitisme, p. 435); il pubblicista ebreo Hermalin in un discorso pronunciato a New York nel 1917 citato da “Nationalist News”, Dublino, maggio 1965; il professore ebreo Harold Y.Laski, uno dei fondatori del Partito Laburista inglese (art. sul “Comunismo” in Enciclopedia Britannica, vol. III, pp. 824-827).